mercoledì 27 maggio 2015

Lorø - recensione

Lorø

DIO)) DRONE, Red Sound Records, In The Bottle Rec, Cave Canem DIY e Icore Produzioni

Tracklist:

01. Pollock
02. Thalia
03. A Trick Named God
04. High Five
05. Ø
06. At Mortem
07. Clow's Love Ritual
08. Faster, Louder & Better
09. To Whom It May Concern




L'espressione astratta dell'arte trova in Pollock uno dei suoi massimi esponenti, un genio come tanti lo hanno definito e come oggi tutti lo conoscono, qualcuno che attraverso una visione nuova e totalmente diversa da quella preconfezionata dell'oggetto artistico ha saputo reinventare un mondo, appropriandosene e facendolo suo, per poi restituirlo a noi lasciandoci liberi di leggere sulla tela ciò che volevamo, un sentimento, uno stato d'animo, una storia o un racconto tratteggiato in un arabesco di colori che, apparentemente, sembrano non avere alcun significato.

Non è un caso se i Lorø, band math-noise, electro, sperimental di Montagnana in provincia di Padova, ha scelto proprio Pollock come titolo per il singolo del loro album di debutto che si fregia di un nome da un gusto un po' nordico, con questa "o" sbarrata che cambia un po' il senso di una parola alquanto comune, rendendola forse perfino un po' speciale, di certo diversa per chi con l'aptang non ha nulla a che fare.

L'album è un contenitore di innovazione e sperimentazione, forse perfino troppa per un ascoltatore non abituato ad un genere capace di spaziare per una così vasta e svariata gamma di sonorità che vanno da un groove vario ed eterogeneo a riff graffianti ed immediati, passando per un sound che a volte pare quasi cinematografico, così ricco e pieno che sembra essere la colonna sonora di uno psichedelico film di fantascienza o ancora dentro al più inquietante dei remake del "Gabinetto del Dottor Caligari".

Synth, atmosfere elettroniche capaci di offuscare la mente, ruvidi passaggi che a volte sembrano essere carta vetrata sul viso appena accarezzato dalla soffice mano di un noise-ambient che a volte arriva ad essere quasi straniante, Lorø è un album che arriva davvero a travolgere i sensi, scuotendoli ed ottenebrandoli, ghermendoli con la più cruda fermezza per poi quasi cullarli dolcemente in una landa a metà strada tra i generi, li stessi di cui la band si fa portavoce riuscendo ad essere solidi e allo stesso tempo originale.

Tra i brani più convincenti spiccano certamente "Thalia" per la ricchezza di suoni e per quella melodia che ricorda terre lontane, un'eco arabeggiante che rende il pezzo particolare e piacevole.

"Ø", proprio a metà del disco, sembra essere un elemento di frattura, quella barra sulla O, quella ferita che trancia in due un cerchio perfetto, la nota leggermente stonata tra le tante eseguite alla perfezione; troppo straniante per essere assimilato, è il brano che meglio di tutti traduce l'inventiva e l'innovazione che il trio vuole portare nel mondo della musica, ma forse non tutti sono ancora pronti per tanto ardire, un p' come non tutti sono pronti per quell'aptang che di certo farà ancora parlare di sé.

7/10
Dora


Members: Alessandro Bonini, Riccardo Zulato, Mattia Bonafini

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