I Reasons Behind sono italiani, per la precisione provengono dalla scena metal underground bolognese e dopo l'enorme successo ottenuto con il loro primo EP "Ouverture", abbiamo voluto scambiare quattro chiacchiere con loro per conoscerli più a fondo e riuscire a strappargli qualche anticipazione sul loro prossimo concept.
LFdM: Ciao ragazzi!
Prima di tutto vogliamo ringraziarvi per questa intervista e per le parole che ci avete detto in occasione di questa chiacchierata.
Se da una parte è vero che ci vorrebbero molti più spazi come questo per dar voce alle nuove band, dall'altra è altrettanto vero che la "vostra" disponibilità è linfa vitale per noi.
Quindi...grazie di cuore!
RB: Grazie di nuovo a voi!
La scena metal, e quella underground in particolare, è sempre stata alimentata dalla passione di chi ne fa parte: se non esistesse chi organizza serate e concerti, chi vi partecipa, chi promuove anche (verrebbe da dire soprattutto) le nuove realtà, tutto finirebbe per spegnersi, prima o poi.
LFdM: Domandina di rito come a scuola: Chi siete? Come nasce il progetto, se cosi lo vogliamo chiamare, Reasons Behind?
Gabriele: Il gruppo si forma ufficialmente nel 2010, con una formazione che vedeva al basso e alla batteria membri diversi da quelli attuali. I motivi sono più o meno quelli di sempre: ascolti musica, strimpelli i pezzi dei tuoi gruppi preferiti, poi senti la necessità di dire qualcosa di tuo.
Dopo le prime ricerche ho trovato Dario (tastierista) ed Elisa (voce) e da lì siamo partiti. Possiamo dire che noi tre rappresentiamo lo zoccolo duro della band, in questi tre anni e mezzo ne abbiamo passate parecchie insieme. Enrico (bassista) si è unito a noi nell’estate del 2012, qualche mese dopo che avevamo pubblicato “Ouverture”: ci piace ricordare che inizialmente lui era dall’altra parte della barricata, un fan che ascoltava la nostra musica. Riccardo (batterista), infine, è entrato nel gruppo l’autunno scorso, mentre stavamo lavorando alla preproduzione dei nuovi brani.
LFdM: I primi complimenti vanno ad Elisa (sì, siamo donne) hai veramente una voce bellissima, molto vicina, come estensione, alle "colleghe" olandesi e finlandesi. Posso chiedere se sono loro le vostre, o le tue principali influenze?
Elisa: Beh, per quanto mi riguarda le "colleghe" (ahaha, magari) sono state sicuramente un grande punto di interesse e un grande sprone per iniziare i miei studi, che sono finiti sul versante "lirico" per pura coincidenza, ad essere onesti. Alcuni brani di “Ouverture” sono sicuramente Nightwish – style, almeno in parte, ma la cosa in realtà non è voluta: alcuni pezzi erano stati scritti tempo prima, in quel periodo la band era ancora alla ricerca del proprio sound, per cui è normale che ci sia scappata qualche digressione nel symphonic metal che alcuni di noi ascoltavano o ascoltano tuttora.
Nel frattempo il nostro sound si è evoluto parecchio, come spero avrete modo di ascoltare nel nuovo disco, ed ora ha davvero poco a che vedere col vecchio. Il cantato, ad esempio, è quasi totalmente moderno, con qualche leggero accenno di lirica qua e là: una bella sfida per chi, come me, ha studiato sempre e solo lirica, ma che mi ha portato una grande apertura mentale e una voglia di ricerca vocale che spero di poter coltivare non appena terminati i miei studi conservatoristici.
LFdM: Ho trovato le incursioni elettroniche molto particolari ed interessanti, a chi va il merito?
Gabriele: Era un’idea che ha cominciato a sfiorarci mentre componevamo i pezzi di “Ouverture”: già due anni fa la scena del symphonic metal (quella dei gruppi alla Nightwish, per intenderci) era più che densamente popolata e, in generale, quella non è mai stata la nostra vera identità musicale. Io negli anni ’90 ho ascoltato molta dance music (Snap!, 2Unlimited, Robert Miles) e Dario (tastierista), al di fuori del gruppo, scrive e produce musica che va dal pop alla dubstep, quindi diciamo che certe sonorità fanno in qualche modo parte del nostro background musicale. Trattandosi della primissima volta che lavoravamo insieme, inoltre, dovevamo ancora trovare il giusto equilibrio tra le varie influenze.
Come abbiamo detto prima, se avrai occasione di sentire il nuovo disco potrai notare come questo tipo di influenze si sia decisamente accentuato, ma l’aspetto più curioso è che questo processo evolutivo non è stato per nulla ragionato: una volta fissata la struttura del pezzo ci sedevamo davanti al computer, con la tastiera alla mano, a provare i suoni per cercare di dare forma a quello che avevamo in testa…e alla fine ci ritrovavamo sempre a spaziare negli ambiti dance e techno. I pezzi, però, suonavamo come volevamo, quindi ci siamo detti: “Perché no?”
LFdM: Non sono tanti gli anni che avete alle spalle da quando vi siete affacciati per la prima volta nella giungla discografica, "Ouverture" è stato rilasciato nel 2012, e fin da subito ha riscosso una gran quantità di plausi da parte della stampa specializzata, ne citiamo alcuni Demo del mese su Metal Maniac e la candidatura come Migliore Band Emergente ai Metal Symphonique Awards di quell'anno. Quanto è stato raccolto da allora per poter andare avanti e raggiungere nuovi obiettivi?
RB: Ammettiamo con molta onestà che l’EP ha ricevuto un’accoglienza che davvero non ci aspettavamo, perché si trattava della nostra prima fatica: sapevamo di essere inesperti e che le tracce che avevamo prodotto erano ben lungi dall’essere esenti da difetti, ma nonostante questo i nostri sforzi sono stati apprezzati e questo ci ha galvanizzati.
Il passo successivo è stato da una parte quello di crescere nella dimensione live, mentre dall’altra ci siamo concentrati sulla promozione della band. Tirando le somme, possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti su entrambi i fronti: per essere una band senza etichetta, che non si è appoggiata a nessuna agenzia, insomma per aver fatto tutto da soli, stiamo cominciando a ritagliarci il nostro piccolo spazio.
Ora che abbiamo in mano il disco nuovo, speriamo di riuscire a far fruttare le esperienze accumulate finora per fare un ulteriore salto di livello.
LFdM: Pensate che l'Italia sia un bacino di utenza abbastanza importante per soddisfare le vostre esigenze, o l'esperienza estera resta comunque uno degli obiettivi principale per una band metal?
RB: Beh l’Italia rimane tuttora un paese musicalmente ancorato a certi generi precisi: se si pensa che nel 1998 “Oceanborn” dei Nightwish è arrivato alla quinta posizione in Finlandia, e che il singolo Sacrament of Wilderness ha raggiunto perfino la cima della classifica…beh, qui da noi è un traguardo impensabile per un gruppo metal. Forse qualche colosso come i Dream Theater o i Linkin Park riesce a rimanere nella top 20 per qualche settimana…
In realtà, almeno finché si resta sui generi non troppo estremi (grind, brutal e così via), viene il sospetto che ci sia un po’ di prevenzione, pronta a scattare automaticamente quando si pronuncia la parola metal. Ci è capitato più volte essere testimoni di apprezzamenti, e non necessariamente sul nostro disco, da parte di persone che semplicemente non avevano mai ascoltato il genere…per poi sentirci domandare con stupore: “ma è questo il metal?”. Pur non raggiungendo la popolarità della musica mainstream, probabilmente il metal avrebbe maggiore spazio se si desse alla gente la possibilità di ascoltarlo con mente aperta. Basti pensare, con le giuste proporzioni, alla portata che ebbe il debutto degli Evanescence, che anche qui in Italia venivano passati su MTV a ripetizione.
Non è piacevole da ammettere, ma l’estero sembra essere tutt’ora una piazza con la quale occorre fare i conti, se come gruppo vuoi tentare il salto di qualità nel nostro genere.
LFdM: Olaf Thorsen (chitarrista di Vision Divine e Labyrinth)- beh non c'è che dire, un bel biglietto da visita. Come è iniziato il vostro rapporto di lavoro?
Gabriele: Io seguo i suoi progetti musicali fin da quando ancora non avevo comprato la mia prima chitarra e per un paio d’anni ho pure preso lezioni private da lui: diciamo, quindi, che ci conoscevamo già. Quando abbiamo cominciato a tirare le somme sul nuovo materiale abbiamo concordato sulla necessità di una persona esterna che ci aiutasse a far rendere al meglio le canzoni, un produttore artistico. La scelta è caduta subito su Olaf per la qualità che ha sempre contraddistinto i dischi delle sue band e per il suo valore come musicista e come produttore, appunto. E direi che abbiamo fatto la scelta giusta, perché non solo ha rispettato la nostra identità a livello di sound, ma ha anzi ha messo a nostra disposizione la sua esperienza per far sì che le NOSTRE idee uscissero in maniera più efficace. Da questo punto di vista, la sua proposta dello studio 16th Cellar di Roma, specializzato in generi più estremi, per quanto insolita ci apparisse all’inizio si è poi rivelata vincente.
LFdM: Ho visto che eravate nella line up dell'UMA FEST a Bologna. Noi eravamo presenti come fotografe a Roma e Genova. Devo ammettere che la scarsa partecipazione (almeno per quelle date) a queste manifestazioni mi deprimono sempre moltissimo, ritornando a quanto abbiamo detto all'inizio, io non credo che il metal sia definitivamente morto, forse è solo la curiosità nelle persone che si è assopita, o la semplicità di reperire materiale musicale oggi su internet ha contribuito a questa sorta di indolenza nel muoversi? Mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero.
RB: Mah, secondo noi si tratta un insieme di fattori. Da una parte c’è sicuramente meno tempo da dedicare all’ascolto, rispetto al passato: ora la musica viaggia in streaming o, comunque, sugli smartphone, come mero sottofondo, e di conseguenza c’è anche meno voglia di cercare gruppi nuovi, di ascoltare qualcosa di diverso. Poi al limite si spendono 70 euro per sentire un gruppo che fa le stesse canzoni da vent’anni (non suonandole più nemmeno troppo bene, magari), invece di investirne 5 per godersi altrettante band che propongono musica propria. Oppure, semplicemente, si preferisce una cover band.
Anche l’anello centrale della catena, ovvero i locali, purtroppo non sempre fornisce un contributo positivo per il miglioramento della situazione, preferendo gruppi disposti a suonare gratuitamente e a riempire la sala di amici, piuttosto che puntare alla qualità della musica proposta.
Nell’underground, poi, invece di aiutarsi per ricreare e mantenere una scena viva e attiva, spesso le band si fanno una vera e propria “guerra tra poveri”, fatta di sotterfugi e invidie, perché ancora vige la credenza un po’ assurda che se condividi una serata con altri gruppi, o anche solo se vai a vederli live, danneggi te stesso.
È chiaro che non si deve fare di tutta l’erba un fascio (in ognuno degli ambiti che abbiamo citato esistono delle piacevoli eccezioni), ma con questi presupposti diventa difficile sostenere una scena metal degna di tale nome.
LFdM: Ci sentiamo di condividere a pieno questo pensiero sperando che la scena underground italiana possa essere valorizzata come merita.
A questo punto, dove possiamo venirvi a sentire suonare, ci sono delle date già schedulate? Piani per il prossimo futuro (imminente)?
RB: Abbiamo appena messo le mani sul master definitivo, quindi ora comincia la parte “dura” del lavoro: il primo passo sarà la ricerca della label giusta per far uscire il disco, ma contemporaneamente stiamo lavorando sull’idea base del primo video promozionale e preparando il nuovo spettacolo: trattandosi di un concept album, ci piacerebbe riuscire a proporre qualcosa di più della solita scaletta di canzoni una di seguito all’altra.
Ci stiamo comunque già muovendo per suonare in giro a partire da Settembre/Ottobre, così da proporre i pezzi nuovi in sede live il più possibile. Appena avremo confermate le prime date le renderemo immediatamente pubbliche sulla pagina facebook (
www.facebook.com/ReasonsBehind) e sul sito web (
www.reasonsbehind.com) il quale, peraltro, sta per subire un restyling piuttosto importante).
LFdM: grandioso! Allora….a presto.
RB: Grazie mille di nuovo per la chiacchierata \m/