giovedì 31 marzo 2016

TUTTI I DETTAGLI SUL DEBUTTO SOLISTA DEL CANTANTE DEGLI IRON MAN‏


"Screaming Mad" Dee Calhoun, voce della leggenda doom Iron Man, ha terminato le lavorazioni del suo debutto solista, Rotgut, in uscita il 6 giugno su Argonauta Records in CD/DD.



Rotgut è stato registrato nello studio di Dee, The Dustbuster, a Frederick Maryland. La masterizzazione ha avuto luogo al Commodore Recording Studio di Thurmont Maryland, ad opera di Doug Benson.

La tracklist di Rotgut è la seguente:

Unapologetic
Rotgut
Not Everyone Wins a Prize
Little 'Houn, Daddy 'Houn (featuring Rob Calhoun)
Babelkowa
Backstabbed in Backwater
The Train Back Home
Sincerely Yours
Deifendör
Cast Out the Crow
Winter: A Dirge
At Long Day's End

La copertina nasce da un’idea di Dee Calhoun e la fotografia è di Jaki Cunha.



SOV - Aklamerad Kalamitet

"Aklamerad Kalamitet"

Release Date: 25 March 2016


Country: Sweden

Style: black metal

Track list:
1.Horor Och Charlataner
2.Smutsig
3.Hatets Kaos Är Underbart
4.Reminiscens
5.Vidrigt Immanent
6.Ty Sublim Är Den Svarta Ängeln





Aklamerad Kalamitet, album di debutto dei SOV, uscito lo scorso 25 Marzo per la Despotz, firmato dal duo svedese Hank von Gaia e Holmes Catacombes, è il prodotto di due menti allo stato brado, di cui una ad uno stadio selvaggio, quasi primitivo. 
Von Gaia, conosciuto anche come Henry Gaia Ranta, si dice che viva in una capanna in mezzo ai boschi, più che altro ci sopravvive, rubando polli giù in paese e consumandoli quasi crudi là per là. Si narra che ripudi la tecnologia e il progresso, dato che tutto ciò che gli serve se lo procura dalla natura circostante, facendosi aiutare da un generatore che usa giusto lo stretto indispensabile. Il suo compagno di merende, il tizio che per nickname sceglie di chiamarsi Catacombes, pensa che quell'altro sia fuori di testa. Con tali premesse cosa potevo aspettarmi da queste 6 tracce, che sarebbe forse il caso di tradurre dalla loro lingua madre?

La prima, intitolata “Puttane e ciarlatani”, è l'emblema del black metal più zozzo e genuino. L'attitudine vocale di von Gaia, che arranca quasi strozzato su una potentissima base di percussioni, mi ricorda vagamente gli eccessi e la trasgressione dell'ultimo GG Allin, sebbene musicalmente non ci siano attinenze. La seconda traccia, dal titolo “Sporco”, evidenzia anche delle buone schitarrate soliste, nonché i lamenti di Von Gaia, che qui sembra sofferente, ma non chiedetemene il motivo, perché lo svedese non lo conosco, mea culpa, e già per i titoli dei pezzi, procedo con un improbabile google translator, poi non dite di non essere stati avvertiti, eh... non è vero, mi son fatta aiutare da una valida collaboratrice finlandese, che lo svedese lo conosce di certo più di me.

"Hatets Kaos Är Underbart", che significa “Il Caos dell'odio è una cosa meravigliosa”, parte subito all'attacco con ritmi veloci e chitarre trillanti sulle quali tuona echeggiante la voce di Hank, che quando canta bisogna dire che interpreta ogni pezzo con molto trasporto.
Il quarto pezzo, il cui titolo, anche intuitivamente comprensibile è “Reminiscenza”, all'inizio mi fa proprio paura, sembra tratto da un film horror, con un'atmosfera molto doom e un Von Gaia che declama frasi incomprensibili e inquietanti, ma tutto a un tratto tace e, inaspettatamente, si trasforma nel mio pezzo preferito di tutto l'album, grazie a un bellissimo assolo di chitarra classica che occhieggia quasi al flamenco...no, non ci sono meme in giro che abbiano una vaga somiglianza con la mia espressione stupita adesso.

La quinta traccia, che ha a che fare con qualcosa di intrinsecamente riprovevole, dato il titolo, procede a ritmi pazzeschi, mentre l'ultima, “Sublimazione per l'angelo nero” è un pezzo sporco e cupo, ma verso la metà una voce femminile contribuisce ad apportarvi un po' di grazia che, manco a dirlo, svanisce al ritorno di Hank e della sua leggiadra vocina.... Mi lascia perplessa il finale, sfumato, quasi mozzato, di quest'ultima traccia, come se fosse stato registrato su una vecchia cassetta di cui fosse improvvisamente finito il nastro.

Aklamerad Kalamitet per gli amanti del genere è un album di sicuro interesse e saprà suscitare la curiosità degli ascoltatori, con la sua attitudine grezza, ruvida e folle. L'impressione finale è che l'effetto di una sottoproduzione dei suoni sia stato voluto, insomma, non posso giurare che questo duo di musicisti alquanto singolari ed eccentrici non sia stato appositamente creato a tavolino. Dalla loro biografia, guarda caso, emergono pochissimi dettagli, so solo che entrambi hanno militato in altre black metal band più rinomate, prima di trovarsi accidentalmente mentre vagavano per i boschi e decidere di creare qualcosa assieme.

Voto: 6,5
Margherita Realmonte (Meg) 


Tobias Sammet’s Avantasia - Milano 22.03.2016

Tobias Sammet’s Avantasia
@Alcatraz Milano - 22.3.2016

Live report by Bene (The Sentinel)
Photo report by Alessia Braione (Dora)


Entrare all’Alcatraz dopo aver visto e rivisto le tragiche immagini degli attentati di Bruxelles non è semplice, nemmeno se la band che sta per esibirsi ha costruito la propria discografia su un universo fantastico capace di superare ogni possibile umana immaginazione (ed aberrazione).

Stiamo parlando degli Avantasia del geniale Tobias Sammet, che ritornano in Italia dopo tre lunghi anni di assenza. La recente pubblicazione di “Ghostlights”, atto finale della storia iniziata con il precedente “The Mystery of Time”, è una ghiotta occasione per rivederli in azione e fare un bel ripasso della loro intera discografia con uno show di oltre tre ore senza nessun opening act.

L’Alcatraz rasenta il sold out e nella consueta atmosfera rilassata che si respira fra una birra e due chiacchiere, siamo in trepidante attesa che sul palco già allestito con una meravigliosa scenografia arrivino Tobi e soci, nella fattispecie i chitarristi Sascha Paeth ed Oliver Hartmann, i coristi Amanda Somerville ed Herbie Langhans, il tastierista Miro Rodenberg, il batterista Felix Bohnke ed il bassista Andre Neygenfind. Nel corso della serata si alternano sul palco numerosi ospiti di altissimo livello, caratteristica peculiare del progetto Avantasia fin dalla prima “Metal Opera”.

La partenza col botto spetta a Mystery Of A Blood Red Rose, primo singolo del nuovo album con un ritornello molto catchy. Un vero e proprio boato il mitico Michael Kiske sulle note di Ghostlights: doppia cassa come se piovesse e richiami helloweeniani a profusione confermano l’impressione già avuta su disco, ovvero che questo pezzo è proprio cucito su misura per l’ex cantante delle Zucche di Amburgo. Seguono altri due pezzi nuovi, Unchain the Light e la splendida A Restless Heart and Obsidian Skies con Bob Catley dietro al microfono. Quest’ultimo ci regala anche un’esecuzione da pelle d’oca di The Great Mystery, una delle tracce migliori di “The Mystery of Time” che viene degnamente rappresentato anche da Invoke the Machine.

L’inconfondibile intro dal sapore celtico ci riporta indietro di ben otto anni: con The Scarecrow arriva il turno di Jørn Lande, ex cantante dei Masterplan. Tobias coglie l’occasione per raccontare un aneddoto divertente che riguarda proprio il singer norvegese nonché la genesi della semi-ballad Lucifer, eseguita subito dopo sempre insieme a Lande. The watchmaker’s dream e What’s left of me, affidate rispettivamente a Oliver Hartmann ed Eric Martin, anticipano uno dei tanti momenti topici di una serata già indimenticabile: la storica Stargazers, su cui il buon Tobias si fa un attimo da parte lasciando tutta la scena ai suoi superospiti. Impossibile non citare anche The story ain’t over e Let the storm descend upon you, vero pezzo da novanta di “Ghostlights” in cui Lande torna a fare la parte del leone. Il simpaticissimo norvegese è il protagonista di un altro bel salto nel passato sulle note di Promised land, mentre Kiske ci incanta ancora una volta con l’accoppiata Avantasia - Reach out for the light. Dopo l’emozionante Dying for an Angel su cui Eric Martin dà il meglio di sé, siamo purtroppo giunti alle battute, o meglio, alle note finali.

Lost in Space e il mix corale di Sign of the Cross/The seven angels ci riportano bruscamente dalla fantasia alla realtà.

Ciò che abbiamo vissuto non è stato un concerto metal come tutti gli altri ma una vera e propria festa, una serata che potrebbe essere annoverata senza indugio fra i migliori show a cui molti di noi abbiano mai assistito.

Tutto questo è stato reso possibile in primo luogo dall’indiscutibile qualità del progetto Avantasia (applausi a Felix Bohnke che nonostante la febbre alta non ha sbagliato un colpo) e dal valore di tutti gli interpreti che si sono alternati sul palco, che con i loro stili diversi ma non sempre inconciliabili hanno scritto pagine

importanti nella storia della nostro genere preferito. Last but not least, a Tobias Sammet non manca davvero nulla ed è sempre più difficile trovare un frontman che sappia cantare, intrattenere e soprattutto portare avanti un’opera complessa questa. Ci ha tenuti in pugno dal primo all’ultimo secondo, rendendoci parte attiva ed indispensabile della buona riuscita della serata fra battute, cori e siparietti vari: riuscire a far cantare “Nel blu dipinto di blu” e “Felicità” ad un’orda di metallari è un’impresa in cui soltanto pochi eletti potrebbero uscire vincenti. E lui ce l’ha fatta.

Insomma, nella botte piccola c’è il vino buono…Tobi, ricordati che quello italiano è buonissimo e te ne regaliamo quanto ne vuoi, basta che torni a trovarci prima che ce lo scoliamo tutto!

mercoledì 30 marzo 2016

Zhrine premiere complete new album 'Unortheda'

Icelandic bringers of darkness ZHRINE are now streaming their forthcoming album in full, which will hit stores worldwide on April 8th. 'Unortheda' is exclusively premiered by Noisey as official media partner worldwide at the link below and local versions.


Regarding their album, ZHRINE comment: "It is with great pride in our hearts that we finally unveil the grand statement of chords and chaos that is 'Unortheta'. This churning collection of dark, ethereal, odes to the desperate void has long been yearning to be set free on the unsuspecting public like a tempest of raging atonality in a glass of aural unreason, and today is the day that the deed shall be done."


Line-up
Þorbjörn Steingrímsson: guitar and vocals
Nökkvi Gylfason: guitar
Ævar Örn Sigurðsson: bass
Stefán Ari Stefánsson: drums


DENIZEN confermati all'Argonauta Fest‏




Settima ed ultima band che prenderà parte alla seconda edizione dell’ARGONAUTA Fest, gli Stoner Rockers DENIZEN dalla Francia! Autori nel 2015 del travolgente album “Troubled Waters”, i DENIZEN sono autori di un energico Stoner Rock che trae ispirazione da grossi nomi quali CLUTCH, CREAM, SOUNDGARDEN e GRAVEYARD. Il 7 Maggio alle OFFICINE SONORE di Vercelli, non mancate all’appuntamento, sette band si esibiranno in quella che sarà un’autentica festa Stoner, Post Metal, Doom giunta alla sua seconda edizione!
E’ inoltre da oggi disponibile la locandina ufficiale ed esclusiva realizzata da Marco Castagnetto (www.zenpunkart.com), ai più noto come parte dei progetti musicali SHABDA e THEE MALDOROR KOLLECTIVE.
ARGONAUTA FEST
Denizen
Sepvlcrvm
Bantoriak
Filth In My Garage
Jordaan
Wows
Muschio
07.05.16 Officine Sonore, Vercelli

SOUTHERN EMPIRE - Southern Empire

"Southern Empire"

Release Date: on 18 March 2016

Label: Giant Electric Pea (CD, GEP)

Country: Australia

Style: progressive rock

Track list:
1.Show Me The Way
2.Forest Fire
3.Hold
4.How Long
5.The Bird That Binds
6.Dreams And Machines



Gli australiani Southern Empire, con l'album di debutto omonimo, pubblicato lo scorso 18 Marzo, cercano il loro spazio nell'intricato mondo del progressive rock. Gli amanti di Steven Wilson o dei Dream Theatre non potranno non riconoscerne le evidenti influenze all'interno del primo lavoro di Sean Timms, tastierista e fondatore dei Southern Empire e soci, nello specifico: Danny Lopresto alla voce, Cam Blokland alla chitarra, Brody Green alla batteria e Jez Martin al basso. Certo, si tratta di soli 6 pezzi, ma ognuno di essi evidenzia l'assoluto talento di ogni singolo componente della band.

"Show Me The Way" è un lento breve e dal sapore nostalgico, reso alla perfezione grazie alla scelta di registrarlo con l'effetto del fruscio tipico del vinile; "Forest Fire", proprio come un devastante fuoco che si propaga nella foresta, ha l'effetto di risvegliarci violentemente dal gradevole torpore in cui la opening track ci ha fatto scivolare, facendoci gustare arrangiamenti complessi, che spaziano dall'elettronica al metal come se fosse la cosa più naturale del mondo; "Hold" passa dal metal più soft a ritmi techno tribali sostenuti da arrangiamenti arabeggianti, facendo risaltare la grande versatilità vocale di Lopresto e la vivace verve compositiva di tutto il combo. "How Long" inizia facendoci apprezzare le capacità di Blokland alla chitarra, con assoli metal di tutto rispetto, ma poi cambia completamente genere trasfoRmandosi in un pop rock già sentito, con coretti anni ottanta in un ritornello prevedibile, dopo il quale il pezzo si ritrasforma ancora con arrangiamenti jazz e infine, prima di riprendere con il refrain, un bell'esempio di come Timms sappia davvero stare alle tastiere, mentre la chitarra impazzisce con assoli prepotenti. In tutto ciò, sappiate, che alla fine il ritornello banale vi rimane impresso eccome; le ultime due tracce "The Bird That Binds" e "Dreams And Machines" non hanno particolari passaggi da evidenziare, pure rimanendo entrambe, ognuna a modo suo due tracce gradevoli.

Che dire...personalmente apprezzo le band che hanno quella particolare capacità di scivolare sinuosamente, con eleganza e quel po' di sbruffonaggine che serve, tra un genere musicale e l'altro, mostrandosi sempre consapevoli di quello che fanno, senza mai rischiare di annoiare l'ascoltatore, ecco perché anche i Southern Empire raccolgono tutta la mia ammirazione. Tuttavia, ammetto di avere avuto dei cali di interesse durante l'ascolto e, considerando che si tratta di un album di sole 6 tracce, nessuna delle quali di una durata ragguardevole, è un campanello d'allarme da non sottovalutare. Mi è parso, in alcuni momenti, che l'obiettivo principale fosse quello di far risaltare a tutti i costi le indiscutibili capacità e l'innegabile talento di ciascun componente della band, insistendo su tecnicismi a mio parere un po' sterili, che non giovano alla freschezza e alla genuinità di un debut album, anche se è pur vero che si tratta di musicisti di grande esperienza, con anni di carriera alle spalle e ai quali mi spiace davvero non poter dare un voto stellare.

Voto: 7
Margheria Realmonte (Meg) 



martedì 29 marzo 2016

ARGONAUTA RECORDS dà il benvenuto ai VOID CRUISER!




ARGONAUTA RECORDS dà il benvenuto ai VOID CRUISER, eccellente band Stoner/Desert Rock finlandese! I Void Cruiser nascono nel 2011 con l'intenzione di combinare le parti migliori delle loro sonorità preferite al fine di creare il sound definitivo. Legati dall'amicizia e dall'amore per le medesime band, Vili, Teemu, Lassi e Santeri hanno ottenuto un risultato terremotante come si può dedurre dal primo album "Overstaying My Welcome", https://voidcruiser.bandcamp.com, uscito a maggio 2015.

La band dichiara: “Siamo entusiasti all'idea di iniziare questa collaborazione e Argonauta Records è certamente il partner giusto per attrarre persone che possano entrare in connessione con le nostre sonorità melanconiche ma al tempo stesso pesanti e capaci di colpire l'animo. Apprezziamo molto il supporto di Gero e senza dubbio il patto tra i Void Cruiser e Argonauta Records porterà cose monumentali all'Universo". 

Il nuovo album verrà pubblicato in autunno.


Duran Duran: in Italia quest'estate!






LA BAND ICONA DEL POP PORTA IL PAPER GODS TOUR

IN ITALIA QUEST’ESTATE

5 giugno – TAORMINA – Teatro Antico
7 giugno – ROMA – Postepay Rock In Roma @ Ippodromo Capannelle
8 giugno – VERONA – Arena di Verona
10 giugno – FIRENZE – Visarno Arena - Parco delle Cascine
12 giugno – MILANO – Street Music Art @ Assago Summer Arena

Biglietti in vendita dal 31 marzo su livenation.it e ticketone.it


Milano, 29 marzo 2016  - La band icona del pop, i DURAN DURAN, ha confermato che porterà il Paper Gods tour anche in Italia, in cinque location esclusive: a partire dal 5 giugno Simon LeBon e compagni faranno tappa al Teatro Antico di Taormina, all’ormai consolidato Rock In Roma, nella splendida cornice dell’Arena di Verona, all’Arena Visarno di Firenze e al neonato Street Music Art di Milano.

I biglietti per tutte le date saranno in vendita dalle 10:00 di giovedì 31 marzo su www.livenation.it e tramite il circuito TicketOne www.ticketone.it.

Per il fan club ufficiale della band ci sarà una prevendita esclusiva dalle 10:00 di mercoledì 30 marzo.
Gli iscritti a My Live Nation avranno accesso a una prevendita anticipata a partire dalle 12:00 di mercoledì 30 marzo.

Il tour segue la pubblicazione dell’ultimo album dei Duran Duran, Paper Gods, uscito lo scorso settembre.

Nel corso della loro brillante carriera, i Duran Duran hanno venduto più di 80 milioni di dischi, e hanno ottenuto cinque prestigiosi Lifetime Achievement Awards e altri riconoscimenti importanti, tra cui MTV Video Music Awards, Brit Awards, Ivor Novellos, Q Magazine e Spanish Ondas.

Per maggiori informazioni: LIVE NATION ITALIA (02 53006501 – info@livenation.it – www.livenation.it)
Sito ufficiale: www.duranduran.com

Dream Theater Live Report

DREAM THEATER presents:
The Astonishing Live @Arcimboldi - 18 marzo 2016

Report by Bene (The Sentinel)

Pogo o non pogo, birra o non birra... questo è il dilemma che ha certamente attanagliato anche i fan più accaniti del Teatro del Sogno quando hanno scoperto che i magnifici cinque avrebbero suonato in un Teatro da Sogno. Quindi niente Mediolanum Forum, che nonostante la mission sempre impossibile di uscire dai parcheggi avrebbe garantito buone probabilità di accaparrarsi i biglietti anche agli indecisi dell’ultimo minuto. Invece i rischiatutto come me avevano già in mano il fatidico pezzo di carta dopo poche ore dall'apertura delle vendite, mossi dal terrore di un immediato sold out agli Arcimboldi che è puntualmente avvenuto. In questo emozionante momento nessuno conosceva ancora il titolo dell’album in arrivo, figuriamoci il contenuto. Dopo qualche tempo è stato svelato l’arcano, ovvero un concept diviso in due cd, pardon, in due atti, che sarebbe stato eseguito dalla prima all’ultima nota in ogni tappa del tour. Più teatrale di così…

Veniamo quindi alla serata tanto attesa: alle otto e mezza in punto le luci degli Arcimboldi si spengono e dalle nostre comode poltrone cominciamo un viaggio in “Images and Words” nella storia scritta dal buon John. I suoni metallici di Descent of the Nomacs ci immergono subito nell’atmosfera futuristica e distopica del Great Northern Empire dominato dal perfido Lord Nafaryus, in cui la musica non è più una forma d’arte prodotta dalla creatività umana bensì un insieme di suoni elaborati appunto dalle noise machines, le otto sferette raffigurate sulla copertina dell’album. Ma per fortuna c’è il nostro eroe, Gabriel, che dopo la splendida strumentale Dystopian overture con un Rudess in grande spolvero, fa la sua comparsa sulle note di The gift of music. Lui è infatti il prescelto nel villaggio di Ravenskill, l’unico che possiede il dono della vera musica e può fare da contraltare ai suoni asettici delle noise machines. Purtroppo la voce di LaBrie si dimostra abbastanza sofferente soprattutto su alcuni passaggi, ma bisogna considerare l’inevitabile difficoltà nel passare di volta in volta dal timbro neutro di Gabriel a quello basso e cupo di Lord Nafaryus oppure a quello femminile di sua figlia in Act of Faythe. Fra gli highlight del primo atto c’è sicuramente l’anthemica Brother, can you hear me?, dialogo fra Gabriel e il fratello Arhys, capo dei ribelli di Ravenskill. La Tempting offer a cui quest’ultimo viene sottoposto dal cattivissimo Daryus, figlio di Nafaryus, è veramente diabolica e lascia per un attimo con il fiato sospeso chi ancora non sa come andrà a finire. L’attenzione ora è tutta per Petrucci, che con il suo maestoso assolo sul finale di New beginning si conquista meritatamente gli applausi dell’intero teatro. Dopo questo attimo di tripudio, The road to revolution chiude il primo atto con una pausa di circa quindici minuti.

Il secondo atto rivela il destino di Arhys, in un crescendo drammatico che dopo la nuova fastidiosa incursione dei Nomacs rappresentata da 2285 Entr’acte raggiunge con Moment of betrayal, The path that divides e The walking shadow i momenti di pathos più alti. Il drumming di Mangini diventa forsennato, le luci sul palco si tingono di rosso e le immagini del combattimento fra Daryus e Arhys in cui quest’ultimo perde la vita per non averci fanno davvero entrare in un’altra dimensione, che dal solo ascolto del cd non è percepibile fino in fondo. Le immagini della carneficina danno spazio a proiezioni più tranquille e al messaggio di speranza di Whispers on the wind e Hymn of a thousand voices, seguite dal momento topico assoluto della serata: Our new world, l’unico pezzo cantato dall’inizio alla fine in piedi da tutto il pubblico su esplicito invito di LaBrie. L’ultima breve incursione dei Nomacs con Power down lascia spazio alla summa dell’intero disco, ovvero Astonishing, che chiude le due ore e mezza di concerto con la precisione di un orologio svizzero.

Chi si è illuso fino all’ultimo di veder strappare ai Dream Theater una “Pull me under” piuttosto che una “The spirit carries on” sarà rimasto deluso, perchè tutto ciò che i nostri riescono a strappare sono nuovi applausi quando rientrano sul palco con le luci ormai praticamente accese. Qualche sorriso e scambio di battute in più non avrebbe certo guastato, ma sono abbastanza certa che nonostante tutto la maggior parte dei presenti sia uscita soddisfatta dagli Arcimboldi.

Sul livello tecnico del gruppo c’è ormai ben poco da dire: oltre alla forma smagliante di Petrucci, a fare la parte del leone sono un Mangini che ormai non fa rimpiangere Portnoy e un Rudess che con la sua tranquillità zen regala sempre dei momenti indimenticabili. Il povero Myung, ovvero la discrezione fatta persona, su questo album si sente ancora meno rispetto al solito e conferma questa sensazione in sede live. La Brie non ha più la voce di un trentenne e anche se l’ho sentito cantare meglio in altre occasioni fa il suo più che decorosamente, con una performance a mio avviso migliore nel secondo atto rispetto al primo.

Tornando all’amletico quesito iniziale, io ho le idee chiarissime. Niente pogo, niente birra ma soprattutto niente fastidiosi selfie o telefonini a causa del severissimo divieto di fotografare si sono rivelati la scelta migliore per farci assaporare pienamente il Dono della Musica che i Dream Theater continuano a regalarci album dopo album.

One Morning Left Interview



At the beginning of this year One Morning Left released their new album Metalcore Superstars. Ultimately it took two years of hard work to get the new album written, recorded, and finished.

One Morning Left is the most “Heavy Metal Finland” as it gets.


LFdM: You are a relatively young group, or at least your line up is recent. Can you tell us how you met and decided to form a band?
Leevi Luoto: Actually the band was founded way back in 2008 but the most recent line up is young! We used to open shows for One Morning Left with my other band, ARF; the guys in OML liked what they saw and asked me to join the band. Niko was found via internet and he send us some super_epic_audition_videos so we decided to add him also! Best. Lineup. Ever.

LFdM: Metalcore Superstars "comes three years after the first EP "Our Sceneration". Usually first albums are published at shorter distances. There was something wrong, or simply you decided to take your time?
Leevi: Our Sceneration was actually the second album. The first was “The BreeTeenz” wich was released in 2011. After “Our  Sceneration” One Morning Left toured alot and the drummer Tomppa decided to leave the band due to personal stuff like family. When me and Niko was added to the band we took our time to get our groove on, you know. We wanted “Metalcore Superstars” to sound something like no other band does but with the old school OML vibe to it so the creation process took its time too.


LFdM: Have you changed something musically basic since the beginning?

Leevi: Like every band should, we want to evolve as musicians all the time; try new stuff, get crazy! Challenging ourselves, getting off our comfort zone. So due to line up changes and our passion for uniqueness change is inevitable!

LFdM: In my review I talked about this album as a mural of a thousand colors that spread like wildfire, a bit like a giant graffiti which comes alive. How do you see it from behind the scenes?
Leevi: Oh wow, that’s beautiful! Thank you! Well creating an album can be considered to be and feel like that; piece by piece it comes together. Sometimes the process is faster, sometimes slower so there was a lot of ups and downs during the creation process. But the overall feeling was happiness; realising that the album will sound unique gave us a lot of positive energy.

LFdM: The punk influence seems rather marked, especially in the free interpretation of the songs, let’s say more aptitude than instrumental. What kind of school had each of you?
Leevi: Some of us has studied music and some of us are selftaught. We all love metalcore, hardcore, punk, music with a huge amount of energy in it and we use them as base to create. Mixing other genres into it comes naturally for us all!

LFdM: When you are very young you tend to be compared with other bands: how the Finnish music scene is evolving? Are you pleased to be compared with other bands or the thing bothers you? There is a band in which you are particularly attached?
Leevi: Finnish music scene basically follows the same trends as the rest of the world, so hardcore based music and djent is in at the moment. Well, the thing is most of the people who hear us and really gets us can’t really compare it to anything haha! Of course there are elements of some bands that we use like the synth stuff from, lets say Enter Shikari and EDM music overall. We aim for uniqueness and you can put us in a “box” if you want but our goal is to sound like One Morning Left :)

LFdM: What are your plans for this year? 
Leevi: Touring, making music videos and having lots of fun!


LFdM: Thank you so much Leevi for your time!

Album review here!

lunedì 28 marzo 2016

AMERICAN HEAD CHARGE Tango Umbrella

"Tango Umbrella"

Release date: 25 March 2016

Label: Napalm Records

Country: United States

Style: Alternative/Nu Metal

Track Listing:
01. Let All The World Believe
02. Drowning Under Everything
03. Perfectionist
04. Sacred
05. I Will Have My Day
06. A King Among Men
07. Suffer Elegantly
08. Antidote
09. Prolific Catastrophe
10. Down And Depraved



Figli di un Dio minore, gli American Head Charge hanno avuto la grande fortuna di nascere nel pieno svolgimento di uno dei trend più importanti degli ultimi vent’anni, ma anche il grave handicap di crescere all'ombra dei suoi pionieri, venendo soltanto sfiorati dalla supernova chiamata nu metal.

I richiami industrial di Tango Umbrella aggiungono quell'aspetto tagliente e sensuale che non pone limiti alla sperimentazione, ma trasuda ancora di nostalgia, ricollegandosi ai primi Tool nell'eleganza felina delle linee armoniche e all'eclettismo dei Faith No More nell’intensità creativa degli esordi.

Sciaguratamente fedeli alla propria discontinuità qualitativa, gli AHC alternano da sempre brani mediocri ad altri di grande livello, riuscendo solo a tratti nello sfruttamento dell'attrazione magnetica tra Korn e Marilyn Manson, che permette loro di incanalare i campionamenti elettronici del Reverendo e gli stacchi funky della band di Bakersfield.

Il notevole cantante Cameron Heacock avrebbe potuto sfruttare molto meglio i superpoteri a lui concessi, ma come spesso accade, chi è investito di tanta grazia cerca solo di mantenere il giusto equilibrio fra gli angeli e i demoni che si celano dietro la musica, anziché dare libero sfogo alla naturale fantasia dell'essere umano.

6.5/10
Michela (Anesthesia)


Line-Up
Cameron Heacock 
Sin Quirin 
Karma Singh Cheema 
Chad Hanks 
Justin Fowler 
Chris Emery 



venerdì 25 marzo 2016

A PERFECT DAY - 'The Deafening Silence' review

 "The Deafening Silence"

Release Date:  18 marzo 2016

Label: Scarlet Records

Style: Hard rock 

Country: Italia
Tracklist:
1) Intro: The Silent Prayer
2) A New Dawn
3) My Lonely Island
4) The Age Of Innocence
5) In The Name of God
6) Before Your Eyes
7) The Deafening Silence
8) Angel
9) Mission: Annihilation
10) The Fooling Glass
11) Turning Back To You.


Questione di ricordi.
Ciò che lega un artista alla sua musica è un cordone ombelicale che non viene mai reciso, anche quando ci si rassegna all'idea che di sola arte non si può vivere. Andrea Cantarelli deve aver pensato a questo, nel momento in cui ha posto sui piatti della bilancia la propria passione per gli strumenti musicali dalle vetrine del suo negozio, oppure la voglia di riprendere in mano la chitarra affinché questa parlasse per lui. 
A distanza di cinque anni dal debutto del progetto A Perfect Day e dopo la lunga militanza nei Labyrinth, meraviglioso gioiello nato agli inizi degli anni 90’ tra Liguria e Toscana, oggi ci ritroviamo con un secondo album che magari non avrà l'urgenza bruciante degli esordi, ma sicuramente sarà in grado di scaldare ancora i nostri poveri cuori infreddoliti dalla coda dell'inverno.

Ci saremmo aspettati uno sforzo mirato per prendere le distanze dalle precedenti esperienze artistiche, in modo da ribadire la propria identità, ma l'idea è svanita nell’attimo in cui le linee vocali morbide e profonde hanno svelato un imprinting nato all’ombra del talentuoso cantautore genovese Roberto Tiranti, primo vocalist degli A Perfect Day (nonché degli stessi Labyrinth).

Articolandosi tra spiritualità e tecnica, la band sperimenta moderne soluzioni melodiche fin dai primi brani, rimanendo entro i confini di un hard rock intenso e diretto, ricco di spunti post grunge, in cui lo stile caldo di Cantarelli e la voce di Marco Baruffetti appagano grazia alla semplice trasparenza degli arrangiamenti. 

Molti brani sono guidati da ritornelli che respirano l’aria piovosa di Seattle, un po' ammorbiditi da improvvisazioni cantautorali à-la Neil Young che ricordano il percorso dei primi Pearl Jam e portano il battito cardiaco ad accelerazioni vertiginose. Sottolineando quanto una melodia può essere contagiosa e aggiornando lo stile ai giorni nostri, il primo singolo "A New Dawn" potrebbe tranquillamente spiccare tra le migliori canzoni degli Alter Bridge.

Tirando le somme su un disco dal grande potenziale commerciale, ma dotato di un'anima troppo limpida per essere svenduta, possiamo affermare che gli A Perfect Day di 'A Deafening Silence' sono stati, più che un gradito ritorno, una piacevole riscoperta.

7.5/10
Michela (Anesthesia)


Line Up:
Andrea Cantarelli (chitarrista)
Alessandro Bissa (batterista)
Marco Baruffetti (voce)
Gigi Andreone (bassista)

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giovedì 24 marzo 2016

Season Of Mist presents: Wormed unleash new video


Spanish technical death metal masters WORMED are now premiering a new video clip for the track "Computronium Pulsar Nanarchy" taken from their acclaimed full-length 'Krighsu', which was released worldwide on March 18th. 

The clip "Computronium Pulsar Nanarchy" is now exclusively streaming via Metalitalia (per l'Italia)


Regarding "Computronium Pulsar Nanarchy", WORMED comment: "Before this apocalyptic scenario took place, in the other arm of the galaxy, the CONEKTNITY project foresaw it, activating the Neomorph Protocol, commonly called 'The awakening of the one hundred Chryms'. A cyborg army, saved for an event that would threat human existence. These powerful Chryms were designed to establish life in a safe planetary system. All woke up, all but one, Krighsu."

WORMED - Krighsu review

"Krighsu"

Release date: March 18th, 2016

Label: Season Of Mist

Country: Spain

Style: Sci-Fi Tech Death Metal

Tracklisting
1. Pseudo-Horizon
2. Neomorph Mindkind
3. Agliptian Codex Cyborgization
4. The Singularitarianism
5. Eukaryotic Hex Swarm
6. Computronium Pulsar Nanarchy
7. A-Life Omega Point
8. 57889330816.1
9. Zeroth-Energy Graviton
10. Molecular Winds


Benvenuti a bordo della navicella spaziale Krighsu.  Allacciate bene le cinture perché sono previste turbolenze cosmiche.

I madrileni Wormed tornano ad esplorare i confini del mondo con un nuovo album fantascientifico e avveniristico.

Gli elementi death metal, tra le caratteristiche principali dell'album, ancora oggi reggono il confronto con "Floating Cadaver in the Monochrome", il loro debutto che li aveva visti impegnati sulla scena più classica del genere, dando loro la spinta per oltrepassare quel confine ed esplorarne le cavernose deviazioni.

L'impatto visivo di Krighsu è impressionante, già dalla prima traccia "Pseudo-Horizon" si innalza davanti a noi un muro di suoni spessi e caotici che rispecchiano la dicotomia cromatica dei sintetizzatori fra atmosfere oscure ed alienanti.

Le tracce si presentano come spazi ampi e spartani, dove le chitarre vengono portate all'estremo per seguire fedelmente l'andamento inquietante della batteria, riproducendo un ambiente asettico e distorto tra composizioni estremamente tecniche, per lo più orchestrali.
Echi di tastiere futuristiche in "The Singularitarianism" si alternano alle ritmiche industrial  di "Computronium Pulsar Nanarchy", riuscendo a rilassare il corpo prima di risucchiarlo fuori dall'orbita terrestre e spingerlo verso l'ignoto senza la minima speranza di ritorno.

Lo spettatore viene dunque a contatto con aspetti del live show che proiettano nella realtà i mostri che si annidano nelle nostre menti, dove l'unica forma di sopravvivenza sarà la vostra incredulità... fino al prossimo viaggio spaziale.

8/10
Michela (Anesthesia)

Artwork by Phlegeton

Line-up
Phlegeton: vocals
J. Oliver: guitars
Migueloud: guitars
Guillemoth: bass
G-Calero: drums

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