venerdì 28 novembre 2014

"We Are Coming” Intervista ai Soulspirya


Con un grande impatto visivo e sonoro, i Soulspirya, ovvero Nico (Tastiere, Piano, Synths, Programming e Voce) e P (Chitarre, Basso, Percussioni e Voce) ci hanno raccontato un po' del loro percorso artistico e del nuovo album.



Ciao ragazzi e grazie per l'intervista. Siamo sempre molto fiere di far conoscere la musica di casa nostra a tutti coloro che ci seguono e ci fa piacere includere anche voi in questa lista!

LFdM: Vogliamo iniziare subito con una domanda sui vostri video, Sorry e Be The First...entrambi molto ben curati, il primo conferisce eleganza a qualcosa che molto spesso viene classificato per l'esatto contrario, mentre il secondo mette a nudo la fragilità. Quanto è importante l'impatto visivo?
S: Ciao a tutti!
L’impatto visivo è fondamentale, a volte, anche più della musica stessa…soprattutto nei live, e nei video, è la prima cosa che cattura la tua attenzione.

LFdM: Cosa si prova a dare delle immagini alla musica? Vi siete diretti voi o c'è stato qualcuno che ha seguito questa parte, aiutandovi magari a trovare il giusto taglio registico?
S: Come si dice, è tutta farina del nostro sacco…cerchiamo  sempre di mantenere una relazione, per quanto possibile, tra la musica che scriviamo e le immagini che vanno a rappresentarla.
Troppe volte si vedono band che fanno musica e con le loro immagini parlano di tutt’altro.

LFdM: Prima di farvi la domandina di rito che spetta a tutti, un po' come l'appello appena si entra in classe, volevo sapere esattamente da Nico: che cos'è per te melodia?
S: La melodia è qualcosa che ti entra in testa e poi non ti lascia più, un qualcosa di cosi viscerale
che non puoi più farne a meno….una musica senza melodia è una musica morta, una musica senza pretese…una musica che non va oltre. 

LFdM: Ok domandina di rito: Come vi siete conosciuti e chi ha avuto la folle idea di buttarsi nella musica? Insomma raccontatevi un po' a chi non vi conosce e ha voglia di scoprire qualcosa di più su di voi.
S: Qui bisogna andare indietro nel tempo un po’ troppo! :-D
Entrambi siamo partiti con la classica band del paese, e tra varie scelte musicali nel corso degli anni ci siamo ritrovati in un  progetto comune i “Lachaise” dal quale sono scaturiti due Album ed alla fine, per varie vicissitudini, abbiamo deciso di buttarci in questo particolare progetto…appunto i Soulspirya.


LFdM: Voi siete veneziani, ciò che mi ha sempre attratto di Venezia, oltre al paesaggio di rara bellezza, è quell'aura di mistero, sono sempre stata affascinata dalle maschere e da ciò che si può celare dietro ad esse, la vostra musica ha la stessa caratteristica, misteriosa ed intrigante, ce ne volete parlare?
S: Ci è sempre venuto naturale rimanere lontani dai classici cliché…non badiamo mai a ciò che scriviamo, se possa essere più vicino ad un genere o ad un altro, ci deve piacere e basta…dobbiamo solo essere soddisfatti a fine lavoro di ciò che ne esce..siamo sicuramente attratti verso musiche con sonorità più pesanti, atmosfere più gotiche, più tristi...però, diciamo, non abbiamo delle corsie predefinite.

LFdM: Tra le varie cose che ho letto su di voi quella che mi trova più d’accordo è che non siete una band di facile classificazione; per cui mi domando... per rendere originale un suono quanto lavoro e quanto affiatamento deve esserci fra due persone e quanto invece viene affidato alla digitalizzazione?
S: Ci devono essere almeno due costanti perché si possa essere quantomeno, non voglio dire originali perché è una parola pesante, ma almeno personali, e cioè: l’affiatamento tra i musicisti e non avere la paura di sperimentare.

LFdM: Pensate per il futuro di ricorrere, come testi, a temi ricorrenti o vi affiderete all'istinto?
S: I testi escono da tutto ciò che ci circonda, da tutte quelle cose che riescono a colpirci cosi tanto che ci sentiamo quasi il dovere di condividerlo con gli altri.

LFdM: Una caratteristica che è subito saltata all'occhio nell'osservare il vostro lavoro è la particolare attenzione e la cura dell'aspetto grafico. Avete molti interessi che sembrano concentrarsi tutti nella musica, dico bene?
S: Direi di si perché oltre alla musica ci piacciono tutte quelle arti connesse ad essa, dalla fotografia, al cinema, alla pittura…allora cerchiamo, in qualche modo, di intersecare il tutto.

LFdM: Torniamo alle canzoni "We Are Coming", tornano le maschere, il suono si fa più metallico e c'è una sovrapposizione e una combinazione di suoni un po' diversa rispetto alle altre tracce, azzardo che è quella che si avvicina di più alla vostra vera identità o sono fuori strada?   
S: Fuori strada no, diciamo che siamo a metà strada…il metal è sicuramente parte integrante di noi, c’è l’ho abbiamo dentro, però siamo attratti molto anche da sonorità molto diverse da esso e non ci crea problemi manifestarlo.

LFdM: Come vi ha accolto il pubblico? Siete soddisfatti del feeling che si è creato con le persone?
S: Non è facile rispondere a questa domanda…ci sentiamo sempre dire che siamo particolari, però visti i tempi che corrono non è una cosa di cosi facile gestione…diciamo che la particolarità è un arma a doppio taglio.

LFdM: L'esperienza live è il vero punto di svolta per una band, un momento clou di tutto il percorso musicale di un gruppo, un po' la prova del nove se vogliamo. Com'è per voi esibirvi dal vivo?
S Per noi è il punto massimo, la vera espressione del musicista…quando sei sopra un palco tutto il resto non conta…sei tu ed il tuo pubblico, devi solo essere te stesso e dare il massimo…è come aprire ogni volta il vino migliore che si ha in cantina.



LFdM: Per concludere, avete qualche tour in programma? Quali sono i progetti per il vostro immediato futuro?
S: Al momento stiamo concentrando tutte le nostre energie sulla registrazione del nostro Album di debutto come Soulspirya e da li partire con una serie di live importanti.

LFdM: Vi salutiamo facendovi un grande in bocca al lupo per la vostra carriera.
Un grazie di cuore
S: Grazie a voi per la disponibilità e l’opportunità dataci.


(Intervista di Michela e Dora)


mercoledì 26 novembre 2014

Fermando il Tempo: Epica Live Report



@Alcatraz – Milano 24/11/2014

Quando aspetti da molto tempo di poter vedere una band dal vivo, una di quelle che per te hanno un valore importante perché la segui da sempre, pur non riuscendo mai ad andare ad un suo concerto, ecco che la tensione a poche ore dall'inizio dello show sale alle stelle.
C'è da dire che gli Epica sanno davvero fare il loro lavoro: un sold out a qualche giorno di anticipo dalla data milanese, un tutto esaurito che promette fuoco e fiamme e sì, c'è stato tutto questo, metaforicamente parlando, dato che l'Alcatraz di Milano non è esattamente il posto migliore per cimentarsi in giochi pirotecnici, non quando offrono ad una band di questo spessore il palco più piccolo disponibile nel locale. Eppure lo spettacolo non è mancato, non poteva non esserci anche perché, a fare da supporto agli Epica, c'erano ben due band di supporto, una delle quali a richiamato davvero tanto pubblico.
Molti sono accorsi non tanto per gli Epica, ma soprattutto per i DragonForce, un gruppo di base in Inghilterra, ma con i membri provenienti da diversi luoghi del pianeta, da Hong Kong (Herman Li alla chitarra), fino alla nostra Torino (con il batterista Gee Anzalone). È bello, però, notare come la cosa davvero importante non è tanto la band del cuore, quanto il poter godere di quello che sarà certamente uno show spettacolare.
Ad aprire le danze sono i Dagoba, una band francese Industrial/Groove metal. Purtroppo non tutti riescono ad ascoltare la loro performance: la gente è talmente tanta che, quando iniziano a suonare, la maggior parte delle persone sono ancora fuori, in attesa di poter entrare, ma questo non preclude certo nulla alla loro interpretazione. Grandissima energia, suoni potenti, bella interazione con il pubblico: le canzoni del gruppo francese scivolano via in un battibaleno, scaldando gli animi, accogliendo chi ancora è rimasto fuori, facendo girare energia in attesa dell'arrivo degli Epica.
È il turno dei DragonForce. Definirli un vero e proprio uragano sarebbe riduttivo, così come è parso fin troppo piccolo anche il palco, incapace di contenere tutta la loro forza e la dirompente energia che si è mossa con loro sulla scena. Poliedrici e sfaccettati, un po' come tutti i membri della band, i DragonForce hanno sicuramente dato una grande prova della loro musica, portando a livelli altissimi lo show, conclusosi in bellezza con l'entrata in scena degli attesissimi Epica.
Di loro non c'è davvero molto da dire, forse perché, come sempre, si sono saputi distinguere per grande presenza scenica, una tenuta del palco non indifferente e, ovviamente, una voce magnifica, quella della bella Simone, in uno stato di grazia tale da mandare tutti i presenti in delirio.
Già le primissime note di “Originem” scatenano la folla, impaziente di accogliere i propri beniamini che, sfilando una ad uno, prendono posto sul palco dando vita ad un grande show.
Le prime note sono di “The Second Stone” direttamente dall'ultimo album della band, The Quantum Enigma (per Nuclear Blast), una canzone potente, perfetta per iniziare, capace di segnare l'andamento di tutta la performance, un continuo alternarsi di canzoni vecchie e nuove tutte da cantare, assecondando ora la splendida voce di Simone, in forma smagliante, ora quella graffiante e pungente di Mark, molto incisivo nel suo growl.
L'acustica del locale non sempre viene in soccorse di gruppi che, come gli Epica, fanno della maestosità dei suoni il loro punto di riferimento, la loro cifra stilistica, ma il ritmo serrato e veloce della serata fa quasi passare in secondo piano qualche carenza acustica. 
Tra le canzoni che lasciano il segno, sicuramente non può non essere citata l'intramontabile “Unleashed”, interpretata perfettamente, ma sono sicuramente i pezzi nuovi a lasciare un'ottima impressione, forse perfino migliore rispetto all'ascolto dall'album: gli Epica riescono a caricare di forti emozioni ogni singolo suono, sanno come giocare ed interagire con il pubblico, accattivandoselo con canzoni che sembrano essere state scritte solo per essere suonate live, da “Essence of Silence”,  che permette a Mark Jensen di dare una prova da non sottovalutare, a “Victim of Contingency” dalla struttura forte, quasi prepotente, passando poi per “Unchain Utopia” e “Chemical Insonnia”, tutte davvero molto azzeccate in quella che è stata una set list studiata nei minimi particolari per mettere in risalto tutte le qualità della band.
Chiude lo show una sempre gradita “Consign to Oblivion”, di cui tanti fan già sentivano la mancanze, ma che non poteva certo mancare per concludere degnamente la serata all'insegna di tanta ottima musica.
Gli Epica confermano, ancora una volta, il loro primato in fatto di grinta, interazione con il pubblico e presenza scenica. Non hanno bisogno d'altro se non di loro stessi e lo spettacolo è assicurato. E anche chi era venuto da tanto lontano per i DragonForce, alla fine è rimasto colpito dalla grande perfomance della band olandese che, sempre e comunque, riesce a incantare e a stupire.
Milano – e l'Italia – amano gli Epica.
E gli Epica ci amano!


SETLIST
     Originem
1. The Second Stone
2. The Essence of Silence
3. Unleashed
4. Storm of the Sorrow
5. Fools of Damnation
6. Victims of Contingency
7. The Obsessive Devotion
8. Cry for the Moon
9. Sancta Terra
10. Unchain Utopia
11. The Phantom Agony
      Encore
12. Chemical Insonnia
13. The Last Crusade
14. Consing to Oblivion

(Live Report a cura di Dora)

Visitate la nostra galleria per le immagini del concerto:

Galleria Filckr
Galleria Facebook

martedì 25 novembre 2014

STRIKE AVENUE - Deathcore style!



Hanno da poco pubblicato il loro nuovo album dal titolo “Avenger Alpha Apocalypse” e tra una serata e l'altra abbiamo voluto rubare loro qualche minuto per ascoltarli e farveli conoscere.
Loro sono gli STRIKE AVENUE e deathcore e Cosenza sono la loro casa, il resto... ve lo raccontano i protagonisti, anzi il loro singer Phil!

LFdM: Ciao e grazie per averci concesso questa intervista. È sempre bello scambiare quattro chiacchiere con band nostrane, quindi siamo molto fiere di questa opportunità che ci state offrendo.
Phil: Grazie a voi! Per noi è sempre un piacere poter rispondere a domande che riguardano il nostro progetto e la nostra  musica, quindi siamo felicissimi dello spazio e del tempo che ci concedete!

LFdM: Allora, iniziamo! Innanzitutto come vi siete formati? 
P: ci siamo formati nel 2008, quando il sottoscritto (Phil, cantante) e il mio amico John (chitarre) abbiamo voluto suonare in sala prove qualche cover di band metal famose. È tutto nato quasi come un gioco. Con il passare del tempo ci siamo accorti che la passione era così tanta da far diventare questo passatempo come qualcosa di più professionale, e così ci siamo impegnati a trovare subito un batterista e un bassista che potessero formare definitivamente la band. Adesso sono passati quasi 7 anni e siamo qui ancora a voler dimostrare a tutti, e soprattutto a noi stessi, che il gruppo può dare ancora tantissimo.

LFdM: Siete attivi dal 2008, ma ci sono stati diversi cambi di lineup alla continua ricerca della formazione perfetta. Quanto ha influito questo ricambio nel vostro lavoro? Avete riscontrato difficoltà di qualche tipo che, magari, vi ha anche fatto pensare di mollare in attesa di sviluppi più propizi?
P: è fisiologico che in una band qualche elemento possa andare via per motivi personali o per divergenze, ma fondamentalmente i cambi di lineup sono stati sempre interpretati come un molla per sperimentare altre sonorità o hanno reso ancora più compatti tra di loro i componenti che continuavano a restare all’interno della band. Le difficoltà ci stanno magari all’inizio quando si cerca un nuova musicista, ma poi quando si inizia a suonare tutto procede bene.

LFdM: La vostra è una band deathcore/deathmetal/djent, un gran bel mix di sonorità potenti, portate quasi al limite, alcune delle quali ancora in fase di sviluppo. Come mai proprio questo genere musicale? Che cosa vi ha affascinato tanto da spingervi a cimentarvi in qualcosa di così particolare?
P: siamo partiti suonando un altro tipo di metal. All’inizio eravamo influenzati molto dal prog, dal nu metal e da qualche reminiscenza thrash per via del nostro background. Poi con gli anni gli ascolti sono cambiati e siamo giunti a questo genere che ci diverte molto di più a suonarlo. Probabilmente siamo affascinati dalla grande potenza e adrenalina che sprigiona il genere core in senso lato. 
Lo troviamo molto più groovy rispetto a tutti gli altri sottogeneri presenti nel metal. Il genere djent è di nuovo innesto nella nostra composizione, ma essendo dai grandi appassionati dei Meshuggah era naturale avere anche in questo senso qualche influenza.


LFdM: Restando sempre nell'ambito del deathcore e del deathmetal, come ci si “allena” per avere la voce sempre perfetta e in forma per poter reggere alle sollecitazioni che un genere di questo tipo richiede?
P: beh! Sembra assurdo ma non saprei! Nonostante tu stia parlando con l’interessato non saprei come ci si allena! Non mi sono mai reputato in questo senso un professionista, quindi in qualche modo dotto nelle tecniche, ma un grandissimo appassionato. Agli inizi ero totalmente inesperto e quindi sforzavo molto la gola con arrossamenti e abbassamenti di voce. Con il tempo ho imparato a usare il diaframma e a modulare la voce in bocca attraverso l’apertura della gola e dalla potenza di fiato, e su tutto influisce anche l’apertura della mandibola. Ho provato a dare qualche spiegazione tecnica ma di persona l’idea rende molto di più, ovviamente. Mi alleno in sala prove e a casa e uso molto propoli. È tutto!

LFdM: E per quanto riguarda la tecnica musicale? Ho letto che avete vinto un contest nel 2009 come miglior thecnichal group, il che dimostra che dietro la vostra musica c'è un continuo lavoro alla ricerca della perfezione, ci svelate qualche segreto?
P: si è vero. Siamo arrivati secondi come classifica generale dietro un gruppo progrock, e primi assoluti nella classifica come gruppo più tecnico. Come scritto sopra era il periodo in cui ascoltavamo e suonavamo molto progressive metal, quindi questo avrà sicuramente determinato il punteggio più alto assegnatoci. È stata una bellissima esperienza perché abbiamo avuto la possibilità di confrontarci e vincere su tanti gruppi e su tanti generi musicali. A dimostrazione del fatto che il metal non è rumore come qualche stolto può pensare. Non penso che ci sia la ricerca della perfezione, ma il continuo allenarsi per limare al meglio i propri errori. Quindi nessun segreto, ma solo tanto tempo sullo strumento!

LFdM: Andando avanti negli anni avete preso sempre più coscienza di voi stessi e della vostra forza a livello musicale, tanto che ad oggi possiamo realmente considerarvi una band deathcore a tutti gli effetti, avete sempre avuto le idee chiare riguardo a questo progetto o è stato comunque qualcosa che si è definito nel tempo, mutando gradualmente?
P: la presa di coscienza sul genere che era definitivamente cambiato penso sia avvenuta nel 2012 con il singolo Predators (ri-registrata e ri-arrangiata per il nuovo album con il nome Predators V. 2.0). Da quel momento il gruppo ha scelto una strada precisa a livello musicale. È stato un processo naturale ma comunque graduale.

LFdM: Sono fissata con i nomi delle band e mi piace sempre sapere come nasce quello che poi sarà il vero marchio di un gruppo, quello che lo definisce ancora prima che parta la musica. Voi come avete scelto questo nome?
P: Volevamo qualcosa di unico e di mai sentito, in modo tale che pronunciandolo si potesse ricollegare direttamente a noi e a nessun altro. Io sono stato un grandissimo appassionato di una serie televisiva che si chiamava The Shield, dove si parlava si un gruppo di poliziotti che agivano sempre al limite della legge, e il loro reparto speciale si chiamava Strike Team. Da qui il nome Strike, e poi volevamo aggiungere qualcosa che si potesse ricollegare alla rozzezza (sonora) della strada,  e quindi Avenue: Strike Avenue. Il nome ci piacque molto è così fu.

LFdM: Registrare in studio è certamente una grande esperienza, una di quelle che non tutti possono vantarsi di vivere, ma penso che sia il concerto live a determinare davvero la bravura e la forza di una band. Com'è per voi salire sul palco ed esibirvi davanti ad un pubblico?
P: si esatto. In studio si ha la possibilità di definire tutto nei minimi particolare con calma e lucidità. Salire su un palco è tutta un'altra cosa. Gioca molto il fattore adrenalina che spesso mette in secondo piano anche l’esecuzione stessa del brano, dando spazio all’energia trascinante del momento. Per noi salire sul palco è vitale ed è meraviglioso sapere che la gente è li per te, o ancora meglio quando chiamano da sotto al palco un tuo pezzo. È meraviglioso.

LFdM:  Suoni potenti, melodie forti, grande impatto sia a livello vocale che strumentale. Ascoltando il vostro ultimo album si percepisce tutto questo sempre nel segno di una ricercatezza e una accuratezza che perfino un orecchio non allenato è in grado di percepire. Qual è la genesi di “Avenger Alpha Apocalypse”?
P: grazie tante! Volevamo che questo ultimo lavoro fosse assolutamente curato musicalmente nei minimi particolari, con tutti i limiti che abbiamo. Non ci siamo messi d’accordo su come doveva suonare dall’inizio alla fine, semplicemente volevamo che ogni pezzo avesse una propria storia (dai testi alla musica) e che ogni brano si potesse ricordare per qualcosa. Abbiamo lavorato oltre un anno dedicandoci esclusivamente alla composizione e alla produzione (tutto registrato e prodotto nel nostro studio). Non volevamo fretta e così abbiamo fatto tutto da noi. Il fine ultimo era quella di dare all’ascoltatore un assalto calibrato. E penso che in qualche modo ci siamo riusciti.

LFdM: La parte promozionale è un aspetto non indifferente per far conoscere una band al vasto pubblico, quali sono i vostri prossimi appuntamenti con i fan? Dove possiamo trovarvi per poter vedere una vostra esibizione dal vivo?
P: la promozione di qualsiasi proposta musicale è il bigliettino da visita per ogni gruppo, e stiamo organizzando il primo evento live proprio a casa nostra, Cosenza, il 22 Novembre. Un live show che ci vedrà dividere il palco con altre due band, ovvero i Sex And Helvetic System e gli Star Dust. In più presenteremo ufficialmente per la prima volta live il nostro nuovo album, e durante la serata avremo come ospiti speciali la squadra di Football Americano della nostra città, i Sauk Wolves Cosenza. Loro promuoveranno il loro sport con tutta la squadra e tutti i loro gadget, noi faremo altrettanto promuovendo “Avenger Alpha Apocalypse”. Sport massiccio e musica massiccia in una sola serata, direi da non perdere, no?

LFdM: Ancora una volta grazie mille e in bocca al lupo per il vostro futuro
P: noi Strike Avenue ringraziamo tutti voi per lo spazio e per le domande! È stata un bella intervista, grazie ancora! Crepi il lupo e un in bocca a lupo anche a voi per tutto il vostro lavoro! STAY BRUTAL. 

Intervista a cura di Dora

domenica 23 novembre 2014

Recensione Soulspirya



Non c'è da stupirsi se, alla domanda “che genere di musica fate?”, i Soulspirya rispondono “noi facciamo semplicemente musica...decidete voi!”. È questo quello che traspare dall'ascolto delle loro canzoni, che introducono in modo quasi impeccabile quella che sarà l'essenza del loro album di debutto, in prossima uscita.
Non si può definire a parole qualcosa che deve essere solo ascoltato. I Soulspirya sono così: pura essenza musicale che, probabilmente, non ha bisogno di altro se non delle note che, in maniera sapiente e quasi scientifica, vanno a creare la melodia dei loro brani, la vera cifra del loro lavoro.
Potremmo chiamarlo alternative rock, se proprio abbiamo bisogno di una definizione. Quel che è certo è che il mondo creato da questi due ragazzi di Venezia, va ben oltre ad una semplice etichetta capace perfino di fuorviare.
Quel che resta da fare è ascoltare. “Be the First”, con il suo video forte e spiazzante, offre un ottimo assaggio del potenziale di questo duo che sa bene cosa vuol dire combinare le note, giocare con la musica. “We are Coming”, invece, ci investe con sonorità del tutto diverse, quasi più aggressive, a sottolineare il fatto che la musica non è una sola, che può avere tante facce, tanti colori e una miriade di sfumature diverse, un po' come quelle create da “Sorry”, una vera e propria prova di tecnica e sensibilità, che funge quasi da collante, pur nella sua assoluta diversità.
L'impressione che resta una volta che la musica ha finito di suonare non è altro che un sottofondo ancora persistente di immagini e sensazioni, capaci di accompagnare un silenzio che ancora porta il nome dei Soulspirya.
Dora
7.5/10

Per saperne di più:

mercoledì 19 novembre 2014

Interview with SEVENTH SIN


With powerful lyrics, symphonic tunes and a beautiful voice, Seventh Sin (NL/BE) has shown , both on and off stage, that they belong in the top region of the female fronted metal scene. Influenced by many different bandsfrom many different genres, yet still with their own style.
Seventh Sin has self-released their first full length album ‘When Reality Ends’ on February 22nd. Now that the new album 'When Reality Ends" is released, they are ready to dazzle the crowd in any country. The lead singer Monique talks about their world...

LFdM: Hi Monique. I'm so sorry for our silence but me and my friends needed some  sunny days. But this break was been good for listen your new debut album "When Reality Ends" and I find it very very good! How do you feel today after the release?
Monique: Hi Michela, I needed some sunny days too, so no hard feelings. It was nice to have some time off, but it’s great to be back too.  Thank you for giving me the opportunity to talk to you about Seventh Sin and our new album. Today I still feel great about the album. We’ve been working on it for quite some time and when it’s finally finished and out in the open, there’s nothing you can do but wait for the responses. And they are magnificent. I never dared to expect this kind of enthusiasm about our work and sometimes it’s hard to get back to earth and go to work in a normal day job again. Especially after our tour through the UK with the Austrian symphonic metal band Edenbridge last February. It took me over 2 weeks until I could fully focus on my normal life again. I’ve had the time of my life there, the entire band did. We had a taste of the touring life of a professional musician and we all loved that very much. 

LFdM: Each country has its own metal style, you are in between from Holland and Belgium, especially Holland is one of the most important country for symphonic metal, what do you think about it?
M: There are a lot of awesome bands and musicians in the Netherlands, that’s true, especially in the symphonic metal genre. I don’t know if every country has its own style, I think people create the music that they like, that means something to them, at least, that’s what we do. Of course, you are influenced by other bands you see and hear, so if you have access to a lot of symphonic metal it will find its way into your music.


LFdM: To play symphonic metal is not easy, not only because there are a lot of great bands doing that,  but because you need a good technical and historical knowledge about the genre. How propels a band like yours to take this path?
M: Symphonic metal is the kind of music we all love. Next to the symphonic metal influences, each band member has his/her own influences in other kinds of metal like trash, doom and even a little bit of death metal. When we are writing music we try to find a way to make this all to come together with the lyrics. We try not to overthink things to much, because that doesn’t work in the creative process, we have to let things happen when we’re writing music. That works best for us. We try to leave the analyzing bit to the reviewers and the audience. So, yes, you need to know your instrument, we all are still practicing to keep improving ourselves, but we don’t study the genre, we try to go with the flow.

LFdM: I was struck about your voice, how do you train it? 
Thank you! Actually, I sing all day long, or at least, whenever I can. When I don’t have the urge to sing, I’m probably ill. I’ve had about a year of singing lessons,  to be sure I’m using the right techniques so I’m not damaging anything. Apart from that, it’s years and years of practice.

LFdM: How much time did you spend working on "When Reality Ends"?
M: That’s a good question, I’m not sure, actually. We’ve been working and performing as a band for about 11 years now. We’ve released a mini-CD in 2006 and after releasing that album we started writing new songs again. We went to the studio in 2013 and early this year, we’ve released our new album. Between 2006 and 2013 we’ve had some rough times as a band. A few members had a burn out and all of our lives have changed drastically, from being a student to making a career, some of us got married, had children, built or rebuild a house etc. That made us shift our priorities for a few years. But….in the end, we still are friends, we love what we do as a band. When we decided to really start working as a band again, somewhere in 2012, we picked up where we left. We wrote some new music, but we also used some tracks we already had written before the rough times. We rearranged them to match the rest of the album and we started recording. So, I really can’t say how much time it has taken us. 


LFdM: How much importance you give to the lyrics and how much importance to the visual representation for a band like yours ?
M: The lyrics are quite important. Every song is a little story. In order to be able to touch the audience with our music, it all has to come together. The music and the lyrics have to match and I have to mean what I sing, or at least I have to be able to really get into the song. Otherwise it will not work. The visual part is important too. We’ve dedicated a lot of time to the artwork of our CD, our website and our merchandise, all designs have been made by Natasja van Poppel. Recently we’ve had Ingeborg Steenhorst design and customize stage outfits for the entire band, so the visual part is also well taken care of when we are on stage. Ingeborg has created outfits for a lot of bands and musicians I love (After Forever, Epica, Lacuna Coil, Floor Janssen, Simone Simons, e.g.), and I love her style, so that was a no brainer. 

LFdM: Could you describe the members of the band and their role inside it?
M: Of course I can!
There’s Ruben who plays the lead guitar
Then there’s Roy on rhythm guitar and growls, he also does a lot of lyric writing
Vincent is on synths and he did most of the arrangements on ‘When Reality Ends’ together with our producer Hans Reinders
Jaap Didden is our new bass guitar
Tjeu Theunissen is our new drummer
I am singing and most of the time I’m engaging in the lyric writing with Roy.
The fact of Bart and Wiro leaving is a new black page in the history of Seventh Sin. Also because they both were with the band since we started and we still are good friends. But now, the auditions are over and the band is complete again. 
All planned gigs are still on. We’re writing new music for a new album and our hopes for the future are high. 

LFdM: Did you have a real guide and influence for your approach in music?
M. I love to sing and I sing along with all music I like. So I’m influenced all the time. My big influences are Anne van Giersbergen (The Gathering, Agua de Annique, Anne van Giersbergen, The Sirens, etc.) and Floor Janssen (After Forever, ReVamp, Nightwish). They both have beautiful strong voices, they can really own a song and sing it passionately, they both have total control over their voice and they both kick ass big time. I would love to be working with one of them (or both) one day.

LFdM: What could be the real deadly sin in music today?
M: That’s a difficult question to answer! At this point it’s hard for us to get any gigs in our own country. A lot of venues did receive some kind of financial support by the Dutch government, but recently that has all ended. Now the bands that haven’t quite made it, don’t get a chance to be on stage anymore, because the venues can’t take any financial risks. If you already made it as a band, this doesn’t matter, you will get booked anyway, but bands like Seventh Sin that are not quite there yet, almost only stand a chance as a support act and there are at least 30 other bands fighting for that position too. So it’s hard to survive in the music industry. I know the government money is way better spend now on national healthcare etc. so I don’t think it’s a real sin, but it bothers me we have to fight this hard to even be able to perform when all I want to do is to be on stage. So, we are now focusing outside of our own borders too. We will be playing in Germany and the UK and who knows where else our music and our passion will take us.

(words, interview and english review by Michela, Dora & Alessia)


Seventh Sin consists of : 
Monique Joosten – Vocals
Roy Geelen - Guitar en Grunts 
Vincent Reuling– Synthesizer
Jaap Didden – Bass
Tjeu Theunissen – Drums
Ruben Smeets - Lead Guitar 

giovedì 13 novembre 2014

Meden Agan Interview!

Meden Agan is a greek progressive/symphonic metal band formed by Iliana Tsakiraki (vocals), Diman Koutsogiannopoulos (guitars), Tolis Mikroulis (keyboards), Aris Nikoleris (bass), and Panos Paplomatas (drums).
It was been a pleasure to hear the first sensations after new album' release “Lacrima Dei”, from their guitarist Diman Koutsogiannopoulos.



LFdM:  Usually when we listen to symphonic metal, we think about north european countries.
Instead you come from Greece and your band was born in France! How much of your cultural heritage is in your own music project and how much comes from the rest of the world?
You mean apart from the band name itself? :) Thinking of it I would say that we don't have certain elements of Greek culture in our music or at least we didn't try to incorporate any. Our influences come from a variety of metal bands including of course those of our genre like Nightwish, Epica, Within temptation etc..

LFdM: Your latest album was mastered at Finnvox studios in Helsinki, Finland. One of the most important symphonic bands in the world comes also from Finland. Why did you choose Finnvox? Emotional or technical choices?
Both to be honest. Once we took the decision to do the mastering abroad we started checking out several well -known studios including of course Finnvox. 
In the end we decided to work with Mika Jussila because he is highly experienced with the sound  of symphonic/power metal and of course he has been the mastering engineer of almost all Nightwish albums so far...and we really like Nightwish, so this was the emotional part of the equation:)

LFdM: Speaking about symphonic, is easy to fall in many clichés. In your opinion, are you bringing  something new in the symphonic greek scene?
There are many bands worldwide claiming or actually playing symphonic metal. In our case we try to filter all of our influences and produce our own sound as much as possible. We are not trying to copy or deliberately sound like a specific band so in that sense we bring something “new” to the overall scene. We believe – and based on the reviews so far – that we managed to deliver a quality album with nice songs that will easily satisfy the fans of this genre.  Regarding the Greek symphonic scene, it is quite small at the moment with only a handful of bands.

LFdM: Changes in the  line-up are never easy for a band, especially when you have to change the singer. Do you think it's easy to regain a balance,  not only in the band but also toward the audience?
Indeed such line-up changes are never easy but it sort of became a trend in symphonic metal looking at bands like Nightwish, Xandria etc. The good thing in our case was that the core of the band remained the same so at least musically nothing really changed. We continued working on the new material while auditioning at the same time and after 5 months we welcomed our new singer – Maya -  in the band. Like any band where the lead female singer changes, there are voices supporting or not supporting this decision but the bottom line is that we managed to produce a result highly acclaimed so this means we are in a good track.  


LFdM: The artwork of the album is really appreciable with a strong visual impact. Can you tell us something about it? In which measure the band has the final word about the artwork?
We are really satisfied regarding the overall artwork of the album. The main idea was proposed by the band but it was the designer (Manster Design) who managed to convert it into images. It has to do with the never-ending battle between narrow-minded faith and skepticism and contains many symbolisms like the bird that represents the free will/thinking, the little girl impersonating the "weak" human being and so on...

LFdM: Speaking of the creative process: can you tell us something about the "birth" of a new song?
Very interesting question. Well, the way we worked on the majority of the songs is that I bring the main idea - or sometimes our keyboardist (Tolis) -  and we build based on that. We change certain parts, we add new ideas on top, we try to find vocal lines that go smoothly with the music etc. In some other cases we build parts of a song on top of an existing vocal line...it depends. As I said, most of us know each other for many years and this makes the whole process quite easy and productive.


LFdM: You played with a lot of famous artists, like  Epica, Within Temptation and Tarja; and you also worked with Seth Siro Anton (artwork e photo shoot - Septicflesh, Paradise Lost, Kamelot) and Mika Jussila (mastering - Nightwish, Children of Bodom, Stratovarius). What is left of these collaborations with you?  
Which famous musicians have you learned from?
I believe any collaboration with professionals makes you better and more experienced. You start thinking differently regarding several aspects of the music industry . If you are able to use this knowledge and apply it properly in your band like “how should I improve my performance on stage etc” then only good things may come.

LFdM: The new album is out! How do you feel?
It marks the end of a long journey that started early last year. We are very happy that we managed to produce a nice album and we are focused on letting as many people as possible know of our music. Thank you for this interview! (Diman Koutsogiannopoulos)

LFdM: It was a pleasure!

Official Link:




mercoledì 12 novembre 2014

The Birthday Massacre "Superstition"


The Birthday Massacre "Superstition"  

Metropolis Records
11 November 2014

Quando i sogni diventano realtà!

E la realtà è proprio questa, nessuno meglio dei The Birthday Massacre riesce a rendere tangibile le nostre fantasie.
La Metropolis Records presentare “Superstition”, il nuovo lavoro discografico della band di Toronto, che torna a distanza di due anni dal precedente “Hide and Seek”.
La mutazione artistica proposta da questo album appare subito lampante: partendo da una consacrazione delle chitarre, che vanno a conferire più energia, alleggerendo le cupe atmosfere create fino ad oggi dalle tastiere, fino ad arrivare ad una voce, quella della piccola Chibi, molto più pulita, meno disturbante.
Attraverso una trasposizione molto più cinematografica rispetto ai precedenti lavori, il disco appare molto più eterogeneo e di difficile classificazione. Caotiche e colorate le prime due tracce, Divide e Diaries, in un’ambientazione alla Tim Burton, squarciano le tenebre rendendo l’interlocutore vero e proprio protagonista di ciò che sta vivendo, mentre Oceania rappresenta il culmine di un processo musicale che vede una band in continua evoluzione.
L’introduzione di una strumentale a conclusone di questo viaggio trasforma l'album in un piccolo capolavoro del synth rock moderno, che potremmo raccontare il giorno dopo… solo al nostro risveglio.
Michela
8,5/10


Track list:
01. Divide
02. Diaries
03. Superstition
04. Destroyer
05. Surrender
06. Oceania
07. Rain
08. Beyond
09. The Other Side
10. Trinity

martedì 11 novembre 2014

Raskasta Joulua - Ragnarok Juletide


Merry Heavy Xmas!

Raskasta Joulua - Ragnarok Juletide (11 nov. Spinefarm/Universal)

Cosa succede quando voci come quelle di Marco Hietala (Nightwish, Tarot, Northern Kings), Tony Kakko (Sonata Arctica, Northern Kings), Elize Ryd ( Amaranthe), Jarkko Ahola (Teräsbetoni, Northern Kings), Antti Railio (vincitore di The Voic of Finland 2013), Tuple Salmela (Tarot) e altrettanti nomi famosi nella scena musicale finlandese si uniscono? La risposta è semplice: danno vita ad un disco e non a uno qualsiasi, ma ad un album che ripercorre, in dodici tracce, quella che è una storia che parla della magia del Natale. Chi meglio di loro, cantanti del grande Nord, possono interpretare al meglio questo tema? Forse nessuno, ma non si limitano solo a questo, perché sarebbe troppo facile cantare le canzoni della tradizione. Il loro progetto si spinge ben oltre, è capace di trasformare in estremo qualcosa che potrebbe essere perfino banale, dandogli un nuovo spirito, una veste del tutto inaspettata.
Con Ragnarok Juletide il mondo del Natale si spinge oltre i confini della musica, abbracciano generi non convenzionali, facendone il vero punto di forza dell'album. In più, quest'anno, il progetto che da sempre si è vestito con i colori della Finlandia anche nei testi, viene proposto in lingua inglese, come se ci volesse invitare a cantare a squarciagola le strenne natalizie che accompagnano le nostre feste.
Tra le canzoni spiccano sicuramente quelle corali di “We Celebrate at Christmastime” e “Christmas Has Come”, dove non vale la singola performance, bensì il contributo di tutti teso a rendere grandiosi i pezzi, quasi epici. Non mancano, però, brani più soft nonostante la chiara intenzione di svecchiare la tradizione, come ad esempio “Here on the Hay”, toccando note quasi cupe con “The Elf”, per arrivare poi ad un brano quasi struggente nella sua delicata bellezza, “A Sparrow on a Christmas Morning”, magistralmente interpretata da Marco Hietala che da sempre ha dato la voce a questo brano, per poi concludere con il più classico di tutti i brani, l' “Ave Maria” di Shubert che prende vita grazie ad Elyze Ryd, unica voce femminile nel gruppo.
Di certo  Ragnarok Juletide è un modo assolutamente nuovo per festeggiare il Natale, anche se, forse, questa versione inglese convince meno rispetto alla precedente in finlandese, dove ogni brano profumava di festa, di mele caramellate, spezie e caldi biscotti. Dopotutto la Finlandia è la patria del Natale, forse non c'è modo migliore che celebrarlo così.

Dora

7/10
Track Listing:
1. "We Celebrate at Christmastime"
2. "The First Noel"
3. "Here on the Hay"
4. "Little Drummer Boy"
5. "The Elf"
6. "Christmas Is Here"
7. "Sylvia's Song"
8. "White Christmas"
9. "Home for Christmas"
10. "A Sparrow on a Christmas Morning"
11. "Christmas Has Come"
12. "Ave Maria"
-----------------------------------
The Voices Lineup:
Elize Ryd
Marco Hietala
J.P. Leppäluoto
Tony Kakko
Jarkko Ahola
Ari Koivunen
Pasi Rantanen
Antti Railio
Ville Tuomi
Antony Parviainen
Tuple Salmela
Kimmo Blom

Formazione:
Erkka Korhonen — chitarra, arrangiamenti
Tuomas Wäinölä — chitarra
Vili Ollila — tastiere
Mirka Rantanen — batteria
Erkki Silvennoinen — basso


mercoledì 5 novembre 2014

Deaf Eyes - Intervista


Come occhi che ricercano, in un magma nero come la pece, suoni capaci di mettere a nudo la propria anima.

Così i Deaf Eyes, a pochi giorni dal loro debutto discografico, ci raccontano un po' di questa trasformazione artistica.

LFdM: Ascoltare il vostro album, di primo impatto, è stato come risvegliarsi in una città fantasma dopo una guerra nucleare.  Le atmosfere cupe si vanno ad intersecare con qualcosa di più freddo ed estremo, un percorso fatto dall'anima, che prima si rivela al mondo mettendo a nudo le proprie insicurezze per poi, piano piano, prendere sempre più coscienza del proprio essere. Come nasce il progetto “Deaf Eyes”, potete parlarci del processo creativo che ha visto la nascita di questo disco?
DE: Intanto grazie per la splendida interpretazione, se questo è quello che trasmette il disco direi che l’obbiettivo è raggiunto. “Deaf Eyes” nasce come progetto parallelo di “Incoming Cerebral Overdrive”, band della quale tutti noi 4 facciamo parte. Nasce da un’esigenza di provare a sperimentare sonorità del tutto nuove, volevamo reinventarci in altri ambiti rispetto a quelli a cui eravamo abituati. Così abbiamo deciso di mettere in pausa ICO e di creare del materiale totalmente diverso a partire proprio dalla base della composizione, togliendo quasi totalmente la vena schizofrenica per lasciare spazio a quella più cupa e eterea.                                                                                                                                                                                          
LFdM: Si nota una profonda conoscenza della materia, soprattutto nella scelta dei suoni e nella capacità di fusione degli stessi. Che tipo di strumentazione utilizzate in studio?                   
DE: La nostra strumentazione è in realtà molto scarna, usiamo testate Brunetti e casse Hope per le chitarre e Ampeg per il basso, più un paio di pedalini a testa. Potrebbe sembrare una scelta stilistica minimale per ottenere un suono crudo e vero, ma la realtà è che la strumentazione valida costa molti soldi e noi siamo dei poveri proletari. La scelta dei suoni e la fusione di essi a cui ti riferisci è data dal fatto che due di noi sono proprietari di uno studio di registrazione (Ampire Studio) ed è grazie a questo che abbiamo avuto modo di provare più soluzioni per arrivare ad un suono compatto e soddisfacente.                                                                                                                                                                                                                      
LFdM: Una delle vostre peculiarità è l’utilizzo delle tastiere laddove, nel genere specifico, vengono più sovente impiegate le chitarre. Questo fa sì che si percepisca quell'essenza impalpabile da renderla quasi onirica, è cosi?  
DE: In realtà in tutto il disco ci sono giusto 2 o 3 inserti di tastiera, abbiamo cercato di metterle solo dove servivano per non rischiare di snaturare troppo il suono originale. Le tastiere sono strumenti ambigui, sono le ciliegine sulla torta se utilizzate con parsimonia e nei punti giusti, ma possono risultare deleterie se usate in maniera eccessiva, diventando protagoniste e togliendo l’attenzione da tutto il resto. La parte onirica abbiamo cercato di renderla altrettanto bene usando delay e particolari armonie con gli strumenti a corde.                                                                                                                                                                                                                
LFdM: C’è una particolare relazione tra le singole tracce? Perché sembrano quasi raccontare una storia anche dai titoli, o è stata una scelta puramente casuale?
DE: Sai, se fai musica strumentale la scelta dei titoli è molto libera. Se ci fossero stati dei testi tutto sarebbe stato deciso in base ad essi, ma vista la loro mancanza è possibile nominare le canzoni a proprio piacimento. Abbiamo cercato di dare dei titoli a seconda delle sensazioni che ogni singola traccia ci regalava senza pensarci troppo.                                                                                                                                                                                               
LFdM: Traete la vostra ispirazione dagli ambienti che vi circondano o sono sperimentazioni puramente tecniche?         
DE: Tutti i membri della band sono originari di Pistoia, una cittadina dal centro carino ma priva di grandi fonti di ispirazione. A meno che qualcuno non riesca a essere illuminato dai vivai. Diciamo che la nostra ispirazione la ricerchiamo dentro di noi, nel nostro vissuto e nella nostra persona. Gli ambienti circostanti sono solo una cornice di un quadro già dipinto.
                       
LFdM: Alcune tracce sono fortemente influenzate da sonorità doom dei primi anni '90, cosa vi ha spinto a percorrere questa strada?
DE: Sono felice che tu l’abbia notato. E’ stato un genere che ci ha accompagnati nel corso della nostra adolescenza, quindi più che una ricerca di certe sonorità diciamo che quest’ultime sono uscite spontanee nel corso della composizione. Per certi versi è stato un “back to the roots”.

LFdM: Che relazione avete tra la musica strumentale e quella in generale?
DE: C’è poco da girarci intorno, avere una voce è totalmente diverso dal non averla. Non è uno strumento sostituibile da altri come può essere una chitarra o una tastiera. Se hai un cantato l’attenzione della maggior parte degli ascoltatori va lì. Ne consegue che anche la composizione cambia totalmente; magari hai un riff che non è il massimo, poi ci metti la voce e viene fuori una bomba. Oppure, come altra parte della medaglia, hai un bel riff, ci metti un cantato così così e lo peggiori perché la focalizzazione va in parte molto minore agli strumenti. Comunque, nel bene o nel male, la voce risulta sempre fondamentale. 
Nella musica strumentale invece, per mantenere alta la tensione, devi sempre usare il riff giusto al momento giusto e giocartela con arrangiamenti continui; se questo non avviene il pezzo risulta immediatamente mediocre e tedioso.

LFdM: Che tipo di concerto è un live dei Deaf Eyes, che esperienza deve aspettarsi una persona che non vi ha ancora visti dal vivo?
DE: Dal vivo cerchiamo di ricreare in modo maggiore le sensazioni che trasmette il disco. Praticamente senza pause, tentiamo di far provare allo spettatore un coinvolgimento cupo e etereo grazie alla magia onirica di armonie e distorsioni.

LFdM: Futuro prossimo imminente?
DE: Il futuro prossimo prevede la promozione del nostro disco attraverso concerti che stiamo tutt’ora organizzando. Primo dei quali sarà il 29 Novembre al Cycle di Calenzano (FI) in compagnia di mostri sacri come Ufomammut e Caronte. Poi, in concomitanza di ciò, inizieremo con la composizione di materiale nuovo.

LFdM: Grazie mille ragazzi, sarà un vero piacere venirvi ad ascoltare dal vivo!
DE: Grazie mille a Voi per questa bella intervista.

(Intervista a cura di Michela)

Titolo: Deaf Eyes
data rilascio: 10 novembre 2014
Etichetta: Argonauta Records 

Track List:
1. Black Canvas
2. Mirrors
3. Orbits
4. The Eyes Of Regret
5. Draining Sun
6. Red Desert Lullaby
7. The Withered
8. Commiserate