@Alcatraz – Milano 24/11/2014
Quando aspetti da molto tempo di poter vedere una band dal vivo, una di quelle che per te hanno un valore importante perché la segui da sempre, pur non riuscendo mai ad andare ad un suo concerto, ecco che la tensione a poche ore dall'inizio dello show sale alle stelle.
C'è da dire che gli Epica sanno davvero fare il loro lavoro: un sold out a qualche giorno di anticipo dalla data milanese, un tutto esaurito che promette fuoco e fiamme e sì, c'è stato tutto questo, metaforicamente parlando, dato che l'Alcatraz di Milano non è esattamente il posto migliore per cimentarsi in giochi pirotecnici, non quando offrono ad una band di questo spessore il palco più piccolo disponibile nel locale. Eppure lo spettacolo non è mancato, non poteva non esserci anche perché, a fare da supporto agli Epica, c'erano ben due band di supporto, una delle quali a richiamato davvero tanto pubblico.
Molti sono accorsi non tanto per gli Epica, ma soprattutto per i DragonForce, un gruppo di base in Inghilterra, ma con i membri provenienti da diversi luoghi del pianeta, da Hong Kong (Herman Li alla chitarra), fino alla nostra Torino (con il batterista Gee Anzalone). È bello, però, notare come la cosa davvero importante non è tanto la band del cuore, quanto il poter godere di quello che sarà certamente uno show spettacolare.
Ad aprire le danze sono i Dagoba, una band francese Industrial/Groove metal. Purtroppo non tutti riescono ad ascoltare la loro performance: la gente è talmente tanta che, quando iniziano a suonare, la maggior parte delle persone sono ancora fuori, in attesa di poter entrare, ma questo non preclude certo nulla alla loro interpretazione. Grandissima energia, suoni potenti, bella interazione con il pubblico: le canzoni del gruppo francese scivolano via in un battibaleno, scaldando gli animi, accogliendo chi ancora è rimasto fuori, facendo girare energia in attesa dell'arrivo degli Epica.
È il turno dei DragonForce. Definirli un vero e proprio uragano sarebbe riduttivo, così come è parso fin troppo piccolo anche il palco, incapace di contenere tutta la loro forza e la dirompente energia che si è mossa con loro sulla scena. Poliedrici e sfaccettati, un po' come tutti i membri della band, i DragonForce hanno sicuramente dato una grande prova della loro musica, portando a livelli altissimi lo show, conclusosi in bellezza con l'entrata in scena degli attesissimi Epica.
Di loro non c'è davvero molto da dire, forse perché, come sempre, si sono saputi distinguere per grande presenza scenica, una tenuta del palco non indifferente e, ovviamente, una voce magnifica, quella della bella Simone, in uno stato di grazia tale da mandare tutti i presenti in delirio.
Già le primissime note di “Originem” scatenano la folla, impaziente di accogliere i propri beniamini che, sfilando una ad uno, prendono posto sul palco dando vita ad un grande show.
Le prime note sono di “The Second Stone” direttamente dall'ultimo album della band, The Quantum Enigma (per Nuclear Blast), una canzone potente, perfetta per iniziare, capace di segnare l'andamento di tutta la performance, un continuo alternarsi di canzoni vecchie e nuove tutte da cantare, assecondando ora la splendida voce di Simone, in forma smagliante, ora quella graffiante e pungente di Mark, molto incisivo nel suo growl.
L'acustica del locale non sempre viene in soccorse di gruppi che, come gli Epica, fanno della maestosità dei suoni il loro punto di riferimento, la loro cifra stilistica, ma il ritmo serrato e veloce della serata fa quasi passare in secondo piano qualche carenza acustica.
Tra le canzoni che lasciano il segno, sicuramente non può non essere citata l'intramontabile “Unleashed”, interpretata perfettamente, ma sono sicuramente i pezzi nuovi a lasciare un'ottima impressione, forse perfino migliore rispetto all'ascolto dall'album: gli Epica riescono a caricare di forti emozioni ogni singolo suono, sanno come giocare ed interagire con il pubblico, accattivandoselo con canzoni che sembrano essere state scritte solo per essere suonate live, da “Essence of Silence”, che permette a Mark Jensen di dare una prova da non sottovalutare, a “Victim of Contingency” dalla struttura forte, quasi prepotente, passando poi per “Unchain Utopia” e “Chemical Insonnia”, tutte davvero molto azzeccate in quella che è stata una set list studiata nei minimi particolari per mettere in risalto tutte le qualità della band.
Chiude lo show una sempre gradita “Consign to Oblivion”, di cui tanti fan già sentivano la mancanze, ma che non poteva certo mancare per concludere degnamente la serata all'insegna di tanta ottima musica.
Gli Epica confermano, ancora una volta, il loro primato in fatto di grinta, interazione con il pubblico e presenza scenica. Non hanno bisogno d'altro se non di loro stessi e lo spettacolo è assicurato. E anche chi era venuto da tanto lontano per i DragonForce, alla fine è rimasto colpito dalla grande perfomance della band olandese che, sempre e comunque, riesce a incantare e a stupire.
Milano – e l'Italia – amano gli Epica.
E gli Epica ci amano!
SETLIST
Originem
1. The Second Stone
2. The Essence of Silence
3. Unleashed
4. Storm of the Sorrow
5. Fools of Damnation
6. Victims of Contingency
7. The Obsessive Devotion
8. Cry for the Moon
9. Sancta Terra
10. Unchain Utopia
11. The Phantom Agony
Encore
12. Chemical Insonnia
13. The Last Crusade
14. Consing to Oblivion
(Live Report a cura di Dora)
Visitate la nostra galleria per le immagini del concerto:
Galleria Filckr
Galleria Facebook
Non sono una particolare estimatrice dei Dragonforce, devo ammetterlo, ma il loro live meritava veramente.
RispondiEliminaChe dire, invece, degli Epica? Non sono affatto rimasta delusa da Simone, che è bella e bravissima anche dal vivo, né dagli altri componenti della band. Anzi, il live non ha fatto che aumentare il mio entusiasmo per dei pezzi che già adoravo. Notevole, in particolare, l'assolo di batteria alla fine di "Cry for the moon". Spero che ritornino presto in Italia!