Si dice che sia la voce il vero punto di forza di un album. È la voce a catalizzare l'attenzione su un disco, su una determinata traccia, su un particolare passaggio, sempre la voce a dettare legge nel panorama musicale, decretando la vita o la morte di un brano, se non addirittura di un intero cd.
La voce porta all'estremo limite le potenzialità di un pezzo, ne definisce i colori, le sfumature, se è ben utilizzata può elevare all'ennesima potenza una traccia audio magari anche scarna dal punto di vista musicale, così come può peggiorare un lavoro discreto se non è ben calibrata.
La voce è la padrona indiscussa. La voce è spesso confusa con la musica. La voce, però, non è tutto e lo sanno bene i Deaf Eyes, un progetto parallelo nato dagli Incoming Cerebral Overdrive, che quasi inaspettatamente e contro ogni logica di mercato, hanno deciso di accantonare la voce per concentrarsi su altro, su quello che sta dietro o, meglio ancora, che sta intorno ad essa, dando libero sfogo ad una creatività sorprendente, scevra da quel predominio che, a ben vedere, a volte non ha davvero ragione di esistere.
Nasce così il disco di debutto di questa band toscana che ha tutte le carte in regola per imporsi senza alcuna paura sul mercato discografico, un'ulteriore riprova che non sempre è la voce la vera protagonista di un disco, non quando ogni traccia trova la sua ragion d'essere in una perfetta combinazione di sette note sul pentagramma, mescolate tra loro con maestria ed intelligenza fino a creare sonorità tra il cupo e l'etereo, tra il sogno e la realtà, in perfetto equilibrio tra melodie armoniose e suoni distorti.
I Deaf Eyes dipingono con la loro musica una tela bianca. Come pennello usano una semplice strumentazione, nulla di così eclatante, ma non è nella potenza del mezzo che si nasconde la bravura, quanto nella voglia di sperimentare, nel desiderio di inventare o reinventare un qualcosa che, senza un'ottima base di partenza, non avrebbe alcun senso di esistere.
Ci troviamo così davanti a brani di forte impatto come “Black Canvans” e “Mirror”, entrambi pezzi capaci di sintetizzare al meglio la poetica di questa band, forgiata su un tumulto interiore capace di attingere direttamente al vissuto personale dei ragazzi di Pistoia che usano le loro stesse emozioni per dar vita a questo quadro in musica dai colori forti e cangianti. Non è da sottovalutare nemmeno “The Eyes of Regret”, una sorta di battaglia ingaggiata tra i vari strumenti che sfocia in un putiferio di rumori mai messo a caso, accuratamente studiato per catapultare l'ascoltatore in una tempesta di suoni, un maremoto di impulsi sonori, per poi concludersi con una catartica e quasi liberatoria "Commiserate” che scrive la parola fine su un disco davanti al quale non bisogna restare indifferenti.
I Deaf Eyes scelgono di dare al loro album di debutto, uscito a novembre per Argonauta Records, lo stesso nome della band e non è un caso: nelle otto tracce proposte c'è un concentrato di emozioni e sensazioni che ben sintetizza la natura umana dietro al progetto, a dimostrazione del fatto che non c'è solo bisogno di una gran voce per avere un grande album.
7,5/10
Dora
Track List:
1. Black Canvas
2. Mirrors
3. Orbits
4. The Eyes Of Regret
5. Draining Sun
6. Red Desert Lullaby
7. The Withered
8. Commiserate
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