"DUST"
Label: RSK
Country: United Kingdom
Style: Symphonic Rock
Tracklist:
1. Born in the Fire
2. Someone Shall Rise
3. Monsters
4. 1000 Stars
5. When the World is Full
6. Trophy
7. Heavy Hearts
Con la pubblicazione di Dust i The Enid festeggiano quarant’anni esatti di onorata carriera, in bilico fra le influenze classiche del fondatore Robert John Godfrey, il gusto pop del cantante Jon Payne e una sostanziosa componente progressive.
Le prime sei tracce di questo concept album sono dedicate ad entità diametralmente opposte fra loro, destinate ad annullarsi a vicenda nella settima che svela il senso dell’intero lavoro. Per capire fino in fondo la profondità dei testi, vale la pena di esaminarli uno ad uno.
"BORN IN THE FIRE" attacca un concetto di giustizia sempre più sommario, che spesso prende il sopravvento sulla fiducia reciproca e sull’onestà generando confusione e desiderio di vendetta.
Al contrario, "SOMEONE SHALL RISE" mette l’accento sulla moralità che fin dalle origini ha guidato la storia degli uomini e talvolta li ha portati a sacrificare la vita per difendere le proprie posizioni contro abusi di potere e corruzione.
Queste persone si fanno portavoce di un desiderio collettivo di cambiamento ben diverso da quello delineato in "MONSTERS": una casa grande, una bella macchina e tanti altri beni materiali imposti da un mondo dominato dal consumismo non sono certo la strada per la vera felicità.
Oltre alla pubblicità, anche la politica racconta tante bugie. Ne parla "1000 STARS", attacco diretto alle risposte preconfezionate di molti politici che non fanno altro che “violentare” la nostra mente e la nostra capacità di raziocinio, vale a dire la libera scelta di ciascuno di noi.
Forse è proprio questo uno dei motivi per cui molte persone non hanno voglia di lottare per il cambiamento ma si adeguano ad una realtà statica e senza stimoli. "WHEN THE WORLD IS FULL" rincara la dose con l’innalzamento di barriere nei confronti dell’ignoto, ulteriore guscio protettivo nei confronti di un mondo che fa sempre più paura.
Con "TROPHY" ritorna il tema del consumismo, declinato però in un’accezione diversa: la vanità. Siamo circondati da tante persone che fanno bella mostra dei loro possessi o, peggio ancora, rubano la creatività degli altri spacciandola per opera del proprio ingegno.
Dopo queste riflessioni, il cerchio si chiude con "HEAVY HEARTS". Cupidigia, ingiustizia, corruzione e tutti i sentimenti negativi delineati nelle altre tracce scompaiono. Rimane così soltanto l’amore a tenere insieme l’intero universo: l’amore è dentro di noi, ci contraddistingue come esseri umani e senza questa certezza non ha senso pensare che possiamo essere altro oltre alla polvere. Dust, appunto, ma l’immagine del feto sulla copertina trasmette un chiaro messaggio di vita e speranza, non certo di annichilimento.
La grande profondità del concept si riflette anche sul lato musicale. Questo album è una vera e propria gioia per le orecchie di chi ama il progressive rock anni Settanta, la musica classica e i Queen. Va ascoltato e riascoltato in rigoroso silenzio per comprenderne le mille sfaccettature, ma soprattutto per rendersi conto che opere così raffinate, poetiche e ricche di sostanza sono perle sempre più rare nel mercato discografico.
8/10
Bene The Sentinel
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