"Moonbathers"
Label: Napalm Records
Style: Symphonic metal
Country: Netherlands
Tracklist:
1. Hands Of Gold
2. The Glory And The Scum
3. Suckerpunch
4. The Hurricane
5. Chrysalis - The Last Breath
6. Fire With Fire
7. Pendulum
8. Danse Macabre
9. Scandal
10.Turn The Lights Out
11.The Monarch
plus Bonus CD
Quinto album in studio per la symphonic band della terra dei tulipani, per festeggiare in grande il decimo anno dall'uscita del loro primo lavoro nel 2006. Sembra ieri, in effetti, che Lucidity ha visto la luce, ma i Delain, nonostante i numerosi avvicendamenti nella line-up originale, sono rimasti una delle band di sicuro interesse all'interno di uno scenario denso di concorrenza, che avrebbe potuto spazzarli via in un soffio. Non è successo. A mio modesto parere, sebbene questi simpatici olandesi non abbiano inventato nulla di nuovo, si sono sempre contraddistinti per quel loro tipico sound che riesce a risultare contemporaneamente cattivo e accattivante, mai noioso o stucchevole e che si sposa magnificamente con la vocalità di una front girl di tutto rispetto e talento.
Questo Moonbathers, uscita prevista verso la fine di agosto, conferma la sicurezza di un combo che ha innalzato le quote rosa, arruolando alle sei corde la seconda chitarra solista di Merel Bechtold, che già da un paio d'anni duella a colpi di plettro con Timo Somers, contribuendo a creare quel quid in più che li contraddistingue.
Undici le tracce del nuovo lavoro, più altri 6 pezzi nell'imperdibile edizione speciale con un bonus cd, in cui si possono godere le versioni live e quelle con orchestra dei singoli trainanti. "Hands Of Gold" apre l'album con un'intro anthemica e trascinante al termine della quale Charlotte si inserisce con la potente sicurezza delle sue corde vocali, che le permettono di prendere note altissime e di creare anche un growl di tutto rispetto.
"The Glory And The Scum" inizia con una bella schitarrata e la voce angelica di Charlotte, che sui toni alti si trova sempre a suo agio e continua con un ritornello accattivante, ma non quanto quello della successiva "Suckerpunch", il cui video già da un po' è stato pubblicato su youtube come primo singolo e che dà appena un'idea della potenza di Moonbathers. "Hurricane" è una dolce e triste ballad in cui spiccano gli effetti delle tastiere del membro fondatore Martijn Westerholt e un ritornello di quelli che poi ti ritrovi a canticchiare di tanto in tanto nei momenti di malinconia. "Chrysalis - The Last Breath" conserva quell'aura di romantico mal de vivre, corredata da una vena poetica dai toni disperati gridati in quel “you're nothing without me”, chiudendo il pezzo con armoniosi vocalizzi, che in pochi come la Wessels possono permettersi. Dopo due pezzi un po' dimessi, sebbene bellissimi, si torna con l'aggressiva "Fire With Fire", che riporta in auge la vena più dura del metal dei Delain e che dal vivo promette scintille.
"The Glory And The Scum" inizia con una bella schitarrata e la voce angelica di Charlotte, che sui toni alti si trova sempre a suo agio e continua con un ritornello accattivante, ma non quanto quello della successiva "Suckerpunch", il cui video già da un po' è stato pubblicato su youtube come primo singolo e che dà appena un'idea della potenza di Moonbathers. "Hurricane" è una dolce e triste ballad in cui spiccano gli effetti delle tastiere del membro fondatore Martijn Westerholt e un ritornello di quelli che poi ti ritrovi a canticchiare di tanto in tanto nei momenti di malinconia. "Chrysalis - The Last Breath" conserva quell'aura di romantico mal de vivre, corredata da una vena poetica dai toni disperati gridati in quel “you're nothing without me”, chiudendo il pezzo con armoniosi vocalizzi, che in pochi come la Wessels possono permettersi. Dopo due pezzi un po' dimessi, sebbene bellissimi, si torna con l'aggressiva "Fire With Fire", che riporta in auge la vena più dura del metal dei Delain e che dal vivo promette scintille.
"Pendulum", che inizia con il ringhio corale “Faster!”, è un altro pezzo che dal vivo accenderà il parterre con braccia alzate ed headbanging.
"Danse Macabre", aperta dai vocalizzi di Charlotte, evoca un immaginario permeato dal folklore medioevale europeo in cui il mondo dei morti e dei vivi si mescola in una danza senza fine, su un refrain molto trascinante, per poi concludersi con le stesse armonizzazioni vocali d'apertura.
Una delle tracce più intriganti di questo bell'album è senza dubbio la cover dei Queen, "Scandal", pezzo dell'album Miracle del 1989, resa tutto sommato non troppo diversamente dall'originale, ma cantata in una tonalità superiore, quasi come una sfida umilmente lanciata da Charlotte all'indimenticabile e inarrivabile Freddie, ma nella quale tuttavia, l'affascinante e talentuosa dama rossa sembra cavarsela egregiamente. Certo, è stata una mossa coraggiosa, ma devo ammettere che questo pezzo ci sta così bene nell'album, per la sua innegabile attualità, che viaggia comodamente accanto ai pezzi più movimentati, tanto che sembrerebbe fatto apposta e non essere uscito quasi 30 anni fa.
"Turn The Lights Out" è forse l'unica traccia che non aggiunge nulla di significativo, né dal punto di vista delle lyrics né da quello strumentale e degli arrangiamenti, rimanendo una canzone gradevole e molto cantabile, ma a mio parere non veramente utile alla progression che l'album ha tenuto fino a questo punto, in cui va volgendo quasi al termine.
"Turn The Lights Out" è forse l'unica traccia che non aggiunge nulla di significativo, né dal punto di vista delle lyrics né da quello strumentale e degli arrangiamenti, rimanendo una canzone gradevole e molto cantabile, ma a mio parere non veramente utile alla progression che l'album ha tenuto fino a questo punto, in cui va volgendo quasi al termine.
"The Monarch" è una ballad che, come in un ciclo, chiude l'album e riporta speranza dopo i toni tristi e disperati di Chrysalis e l'inno alla morte di alcuni pezzi successivi.
Quasi interamente strumentale, con un'intro piuttosto lunga e un coro di appena una decina di versi, questo pezzo si contraddistingue per la splendida melodia delle tastiere e e la raffinata poesia in cui il tema della catarsi e della trasformazione per non morire mai davvero, si inebria dolcemente con il leit motiv.
Moonbathes, la cui copertina è un gioiellino di grafica targato Glenn Arthur, è uno di quegli album che gli appassionati del genere non possono non annoverare nella propria collection, ma che anche i neofiti potranno apprezzare appieno.
7,5/10
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