mercoledì 11 febbraio 2015

HATE Crusade:Zero - Recensione

HATE
Crusade:Zero
Napalm Records


TRACK LIST:
1. Vox Dei (A Call From Beyond)
2. Lord, Make Me An Instrument Of Thy Wrath
3. Death Liberator
4. Leviathan
5. Doomsday Celebrities
6. Hate Is The Law
7. Valley Of Darkness
8. Crusade Zero
9. The Omnipresence
10. Rise Omega The Consequence
11. Dawn Of War
12. Black Aura Debris
13. The Reaping (bonus track)


Tutti quelli che pensano che la culla del Black/Death Metal in Europa sia da ricercarsi prevalentemente nelle lande scandinave e teutoniche, dovrebbero fare un passo indietro, ascoltare "Crusade: Zero" degli HATE, uscito lo scorso 2 Febbraio in Italia, goderselo fino all'ultimo growl e poi scoprire che la band capace di cotanta potenza viene da Varsavia.
Dopo aver plasmato la scena metal polacca dell'ultimo ventennio, gli HATE,  la cui formazione risale al 1990, risultano attualmente composti da Adam the first Sinner (ATF voce e chitarra) Destroyer (chitarra solista) Pavulon (percussioni) e Kain (basso dal vivo). Arrivati a incidere il loro nono album, il secondo sotto Napalm Records, gli HATE vantano anni di gavetta, spesa nell'underground e vari cambi di labels e line-up, di cui uno, purtroppo, dovuto alla prematura scomparsa del bassista Sławek "Mortifier" Archangielskij, morto durante il tour nel 2013 a causa di una disfunzione cardiaca. 
"Crusade: Zero", registrato presso i Polish Hertz Studios, quelli che hanno ospitato anche Vader, Decapitated e Behemoth, per intenderci,  ti rapisce portandoti con sé verso l'abisso più profondo, lungo 12 tracce tiratissime, da ascoltare tutto d'un fiato.
"Vox Dei (A Call From Beyond)", strumentale, dalla durata di poco più di un minuto e mezzo, spalanca il cancello sullo scenario apocalittico con un ritmo inquietante e la sinistra presenza di violini. "Lord, Make Me An Instrument Of Thy Wrath" è ancora strumentale, poco più lunga della precedente, ma comincia a ricordarci che negli Hate le chitarre hanno un ruolo di un certo peso.
In "Death Liberator", il ruggito di ATF Sinner dà voce alla feroce vendetta dell'angelo caduto, che porta a termine la sua missione distruttrice verso il pianeta terra e il genere umano, in 6 minuti di pura angoscia, descritta nel refrain: My reign has come, my kingdom is here, Lucipher's dagger is covered in sangre.
Nella traccia successiva già incontriamo la mostruosa biblica creatura degli abissi. "Leviathan" ci atterrisce con il brutale growl Darkness will prevail Darkness must prevail, che si alterna a potenti e inarrestabili schitarrate dai tratti cupi e minacciosi che, poi, in "Doomsday Celebrities", grazie a quelle che sembrano scale arabe, raggiungono perfino un'eleganza inaspettata, come quella dei versi Now embrace the silence! Haunted by planets we are just remains of exploding stars.
In "Hate Is The Law", Sinner, dopo un assolo strumentale di un minuto e mezzo, si alterna a Destroyer ed entrambi continuano a pestare duro, secondo la legge dell'odio, proprio come il titolo della traccia, lasciandoci scivolare in un immaginario da brivido in cui il sangue che scorre a fiotti purifica e consegna a una demoniaca immortalità, come recitano in Baptized in blood I become divine.
La legge dell'odio, inevitabilmente, ci trascina in una "Valley Of Darkness" da dove, manco a dirlo, non c'è modo di fuggire, nessuna via d'uscita e nessuna destinazione There is no escape from the scanning eyes of death, Vague illusions you dwell, Destination - Nothingness.
Per imbatterci nella  title-track dobbiamo arrivare all' ottava traccia, Death reigns! My crusade, my apocalypse is coming near, recitano i primi versi di "Crusade:Zero",  in cui il genere umano, accecato da falsi idoli, divinità, demoni e anticristo, si prepara per l'ultima battaglia.
"The Omnipresence", terza traccia strumentale, dura poco più di un minuto e fa da ponte tra due pezzi velocissimi, dandoci il tempo di riprendere un breve, quanto vano, sospiro di sollievo, visto che con "Rise Omega The Consequence!" si riprende a pieno ritmo la discesa negli inferi, accompagnata da una sezione ritmica precisa, pulita, velocissima e da chitarre più tendenti ai riff metal e a sonorità malinconiche sul finale amaro We are our past failing to come back.
"Dawn Of War" dura poco più di sei minuti, di cui i primi due strumentali, ma questo dettaglio non deve trarci in inganno, perché come ATF Sinner apre bocca, capiamo subito di essere davanti a uno dei pezzi più massacranti dell'intero album, anche se siamo in dirittura finale e i versi Turn your heart to stone, turn your blood to fire fanno riflettere, perché personalmente credo sia davvero così che si può affrontare l'orrore di una guerra, se ti ci trovi nel mezzo, non davanti a uno schermo che passa le news del notiziario.
"Black Aura Debris", quasi due minuti di cupa quarta traccia strumentale, stende l'ultimo velo nero sul nostro terrificante viaggio fatto di oscure visioni apocalittiche e sanguinosi sprazzi di crudele realtà. In alcuni Paesi c'è anche una tredicesima bonus track dal titolo "The Reaping".
Allora, tutti pronti per l'ultima crociata?

8/10

Margherita Realmonte (Meg)



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