giovedì 26 marzo 2015

DAMNATION ANGELS - The Valiant Fire Review

 The Valiant Fire Review


Release: 27 March 

TRACKLISTING:
1. Finding Requiem
2. Icarus Syndrome
3. This Is Who We Are
4. The Frontiersman
5. Closure
6. The Passing
7. Everlasting
8. The Fire Inside
9. Under An Ancient Sun



Quando si parla di metal sinfonico la nostra mente corre veloce verso un particolare tipo di musica, quello in cui è la voce femminile ad accentrare su di sé tutta l'attenzione, ogni più piccolo interesse, perfino le critiche o i grandi elogi spesso si focalizzano su questo particolare aspetto di questo genere, magari perfino mettendo in secondo piano tutto quanto il resto, che sia un arrangiamento da mozzare il fiato o l'uso perfetto di bassi, chitarre, tastiere e parte sinfonica.

Questa volta, però, la nostra mente e anche il nostro orecchio, soprattutto quello, verrà sconvolto da qualcosa di inaspettato perché, se è vero che il genere sinfonico è un territorio quasi esclusivamente riservato alle voci femminili, è anche altrettanto vero che esiste la proverbiale eccezione che conferma la regola sconvolgendola, per rimescolare le carte in tavola in un modo a volte inedito e assolutamente nuovo.

Sono i Damnation Angels ad offrire questa eccezione. Loro arrivano dall'Inghilterra, ma nella musica che propongono riescono a convogliare tutto il meglio della tradizione sinfonica a cui spesso ci si rifà quando si pensa a questo genere, magari andando a scomodare band mitteleuropee o scandinave. Eppure loro non hanno certo nulla in meno rispetto a gruppi che si prefissano lo stesso obiettivo, ossia unire al meglio la parte sinfonica a quella metal, cercando sempre soluzioni nuove ed accattivanti per non ripetersi mai, rinnovando di volta in volta un repertorio sempre più ricco, capace di rimanere impresso nella testa di chi tanto ama questo genere.

The Valiant Fire è un ottimo prodotto e lo è a partire dalla copertina. Molto spesso è un dettaglio che viene trascurato, messo da parte, ma anche l'occhio vuole la sua parte e con questo album non è solo l'orecchio a rimanere soddisfatto dal risultato finale, ma anche la vista.  La cover, infatti, ci parla fin da subito del progetto della band, di quella voglia di raccontare la forza e la potenza, ma anche l'eleganza e la grazia che si celano dietro alle nove tracce di questo album. Inchiostro e una punta di rosso che spezza l'apparente monotonia di un'acquarello in bianco e nero bastano e avanzano a catturare l'attenzione, di certo è una copertina che non passerà inosservata in mezzo ad altre, stupendo proprio per quel suo tratto gentile capace, però, di mirare dritto al cuore.

E al cuore mirano anche le canzoni, un mix perfetto di brani potenti intervallati da pezzi più malinconici, quasi sublimi, che concentrano in loro esattamente quel concept di qui parlavamo prima, un equilibri perfetto di caratteristiche agli antipodi che sanno come fondersi alla perfezione tra loro, creando qualcosa che forse non ci saremmo mai aspettati.

Un esempio tra tutti è "The Frontiersman", brano di circa nove minuti e mezzo, che sembra proprio riassumere nelle sue linee pulite e nella sua estrema musicalità al limite dell'epico, quello che abbiamo detto fino ad ora. E' un vero e proprio racconto, una continua escalation di suoni. La batteria, in particolare nella parte centrale, sembra quasi richiamare un cavallo che corre al galoppo da un guerriero che si appresta ad entrare in battaglia, emergendo da chissà dove proprio là, in un punto indefinito dell'orizzonte, diventando sempre più imponente man mano che si avvicina. Per non parlare poi della chitarra acustica, magnifica nel suo struggente contrappunto alla voce limpida e pulita, perfetta nel suo ruolo di narratrice di una storia che non vorremmo mai si interrompesse.

Non è certo la sola traccia ad impressionare. Spiccano per orchestrazione, uso impeccabile delle chitarre unite ad un'ottima sezione ritmica, brani come "The Icarus Syndrome" e "This is who we are", ma di grande impatto è anche "The Passing", ben congegnata soprattutto sotto il punto di vista emozionale. "The Fire Inside", invece, è sontuosa, potente, estremamente travolgente tanto da non aver bisogno neppure delle parole per essere così maestosa. Ha in sé quel senso di epicità che si riversa anche nel brano conclusivo, "Under an Ancient Sun", quello che forse più di tutti rispecchia alla perfezione l'intento più profondo di questo album e che, forse, ha perfino un legame molto intenso con l'uomo disegnato a china che si lascia alle spalle una palla rosso fuoco proprio come un sole antico.

Come dicevamo non è da tutti riuscire a rivisitare un genere, ma i Damnation Angels ce l'hanno fatta. Il nostro augurio è quello di non smettere mai di stupire.

8/10

Dora

LINE-UP:
William Graney- Guitars, Orchestration, Backing Vocals
Per Fredrik "Pelle K" Asly -Vocals
John Graney - Drums



















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