Release: 20 Marzo
Label: Napalm Records
Tracklisting:
01. Winter woede
02. Herboren in vlammen
03. Urth
04. De hallen van mijn vaderen
05. De vervloekte jacht
06. Het dwalende licht
07. Drankgelag
08. Velua
09. Een met de storm
10. Richting de wievenbelter
11. In het diepst der nacht
12. Vinland
Ci sono alcuni tipi di musica che hanno bisogno di attingere la loro forza dalla tradizione, da un passato vero o mitologico nel quale affondare le radici, arrivando quasi a cibarsi della storia di un popolo per trovare ispirazione, nuova linfa vitale.
Quando si parla degli Heidevolk è questo quello che succede, un po' come aprire un grande volume di miti e leggende fatto musica: ci si incammina per terre selvagge, ci si ritrova a brindare attorno ad un tavolo imbandito insieme a valorosi guerrieri del nord, siamo dei e combattenti, uomini e bardi che vivono e ricordano un passato, una tradizione che mai può essere dimenticata e che viene mantenuta in vita dal nostro canto.
Veniamo trasportati in un mondo fatto di sensazioni, di odori e di suoni perfettamente riconoscibili che parlano di un mondo costruito sul mito, sulle leggende di cui Velua ci racconta le trame intessute dal destino.
È una musica atavica la loro, che nasce dalle viscere e che colpisce direttamente allo stomaco, là dove il viking folk metal sembra puntare, quasi lacerando il corpo come se fosse nel mezzo di una battaglia cruciale dalla quale dipende la vita o la morte.
In ogni traccia si può assaporare la potenza e la grandiosità del Nord più antico, quello più profondo, riuscendone a catturare l'essenza attraverso riff succosi e densi, parti vocali estremamente stratificate e ricche, una batteria potente e martellante, il tutto condito da melodie rese piene e rotonde dalla presenza di violini che si inseriscono in maniera praticamente perfetta all'interno della linea musicale principale.
Winter Woede è la perfetta apertura per un disco del genere. Forte, aggressiva, di grande impatto, si impone subito con la sua concreta immediatezza, lasciando poi spazio a brani come Urth, ma ancora più Het Dwalende Licht dove la sezione di archi rende emotiva e partecipata l'interpretazione, perfino commuovente per certi aspetti. Drankgelag suona come un vero e proprio inno, un invito aperto a tutti i viaggiatori stanchi che vagano nella foresta in una notte di tempesta, sembra incoraggiarli a prendere posto attorno al fuoco finché l'alba di un nuovo giorno non si desterà oltre le nubi che imperversano in un cielo di cenere.
La traccia che dà il titolo all'intero album, Velua, è perfetta, epica, grandiosa, il racconto di un mondo che cambia davanti ai nostri occhi con il susseguirsi delle stagioni che, dall'assolata e vitale estate, si spegne poco a poco con la prima tempesta autunnale che si manifesta in tutta la sua potenza nella traccia successiva, Een Met de Storm.
Il disco si conclude con quella che è una bonus track, Vinland, non strettamente connessa con il tema di Velua, ma che parla più specificatamente di un viaggio intrapreso alla volta delle coste dell'America del Nord, in quello che non è altro che il primario bisogno dell'uomo, ossia la voglia di conoscere, conquistare, di scoprire mondi nuovi e nuove terre alla ricerca di un differente futuro.
Nel complesso, l'album è ottimamente congegnato, ben costruito. Indubbia la capacità degli Heidevolk di creare, attraverso la musica, un mondo appartenente ad un immaginario tradizionale: sono dei veri e propri cantori di storie ed è piacevole perdersi nei loro racconti, tanto che difficilmente riusciamo ad uscirne fuori.
7.5/10
Dora
Dora
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