"Aklamerad Kalamitet"
Release Date: 25 March 2016
Country: Sweden
Style: black metal
Track list:
1.Horor Och Charlataner
2.Smutsig
3.Hatets Kaos Är Underbart
4.Reminiscens
5.Vidrigt Immanent
6.Ty Sublim Är Den Svarta Ängeln
Aklamerad Kalamitet, album di debutto dei SOV, uscito lo scorso 25 Marzo per la Despotz, firmato dal duo svedese Hank von Gaia e Holmes Catacombes, è il prodotto di due menti allo stato brado, di cui una ad uno stadio selvaggio, quasi primitivo.
Von Gaia, conosciuto anche come Henry Gaia Ranta, si dice che viva in una capanna in mezzo ai boschi, più che altro ci sopravvive, rubando polli giù in paese e consumandoli quasi crudi là per là. Si narra che ripudi la tecnologia e il progresso, dato che tutto ciò che gli serve se lo procura dalla natura circostante, facendosi aiutare da un generatore che usa giusto lo stretto indispensabile. Il suo compagno di merende, il tizio che per nickname sceglie di chiamarsi Catacombes, pensa che quell'altro sia fuori di testa. Con tali premesse cosa potevo aspettarmi da queste 6 tracce, che sarebbe forse il caso di tradurre dalla loro lingua madre?
La prima, intitolata “Puttane e ciarlatani”, è l'emblema del black metal più zozzo e genuino. L'attitudine vocale di von Gaia, che arranca quasi strozzato su una potentissima base di percussioni, mi ricorda vagamente gli eccessi e la trasgressione dell'ultimo GG Allin, sebbene musicalmente non ci siano attinenze. La seconda traccia, dal titolo “Sporco”, evidenzia anche delle buone schitarrate soliste, nonché i lamenti di Von Gaia, che qui sembra sofferente, ma non chiedetemene il motivo, perché lo svedese non lo conosco, mea culpa, e già per i titoli dei pezzi, procedo con un improbabile google translator, poi non dite di non essere stati avvertiti, eh... non è vero, mi son fatta aiutare da una valida collaboratrice finlandese, che lo svedese lo conosce di certo più di me.
"Hatets Kaos Är Underbart", che significa “Il Caos dell'odio è una cosa meravigliosa”, parte subito all'attacco con ritmi veloci e chitarre trillanti sulle quali tuona echeggiante la voce di Hank, che quando canta bisogna dire che interpreta ogni pezzo con molto trasporto.
Il quarto pezzo, il cui titolo, anche intuitivamente comprensibile è “Reminiscenza”, all'inizio mi fa proprio paura, sembra tratto da un film horror, con un'atmosfera molto doom e un Von Gaia che declama frasi incomprensibili e inquietanti, ma tutto a un tratto tace e, inaspettatamente, si trasforma nel mio pezzo preferito di tutto l'album, grazie a un bellissimo assolo di chitarra classica che occhieggia quasi al flamenco...no, non ci sono meme in giro che abbiano una vaga somiglianza con la mia espressione stupita adesso.
La quinta traccia, che ha a che fare con qualcosa di intrinsecamente riprovevole, dato il titolo, procede a ritmi pazzeschi, mentre l'ultima, “Sublimazione per l'angelo nero” è un pezzo sporco e cupo, ma verso la metà una voce femminile contribuisce ad apportarvi un po' di grazia che, manco a dirlo, svanisce al ritorno di Hank e della sua leggiadra vocina.... Mi lascia perplessa il finale, sfumato, quasi mozzato, di quest'ultima traccia, come se fosse stato registrato su una vecchia cassetta di cui fosse improvvisamente finito il nastro.
Aklamerad Kalamitet per gli amanti del genere è un album di sicuro interesse e saprà suscitare la curiosità degli ascoltatori, con la sua attitudine grezza, ruvida e folle. L'impressione finale è che l'effetto di una sottoproduzione dei suoni sia stato voluto, insomma, non posso giurare che questo duo di musicisti alquanto singolari ed eccentrici non sia stato appositamente creato a tavolino. Dalla loro biografia, guarda caso, emergono pochissimi dettagli, so solo che entrambi hanno militato in altre black metal band più rinomate, prima di trovarsi accidentalmente mentre vagavano per i boschi e decidere di creare qualcosa assieme.
Voto: 6,5
Margherita Realmonte (Meg)