"NIVALIS"
Release date: June 22nd, 2018
Label: Season Of Mist
Country: Iceland
Genre: Icelandic Independent
Tracklist:
1. While This Way
2. Lover
3. Please Help Me
4. Entangled
5. Like Snow
6. Thar Sem Enginn Fer
7. Circus
8. Oroi
9. Mute
10. Conviction
11. In The Wake Of You
12. Wasting Time
13. Passion
ÁRSTÍÐIR è un nome che, per quanto difficilmente pronunciabile, secondo me, incontreremo sempre più spesso anche da queste parti, un nome che rievoca le stagioni, gli scenari candidi e mozzafiato delle terre del Nord, i paesaggi artici da sogno, un nome che si identifica con una band di musicisti dal grande talento, capaci di comporre pezzi di una finezza ovattata e sublime. Dalla terra del folletto Bjork e dei Sigur Ros, dai quali hanno preso sicuramente ispirazione, con un occhiolino alle eteree sonorità dei Radiohead e alla preziosa vocalità di Simon e Garfunkel, la line-up islandese vede Daniel Auðunsson alla chitarra e alla voce, Gunnar Már Jakobsson al basso e alla voce, Ragnar Ólafsson alle tastiere e alla voce e una serie di almeno altri 10 componenti che compaiono come special guests in ciascuna traccia, ognuno con il proprio contributo di violoncello, viola, percussioni, flauti, ma soprattutto, come avrete potuto notare, di voci, perché in questa band cantano proprio tutti. E sono tutti bravissimi da far venire la pelle d'oca. Il loro agente, cinque anni fa tentò il colpaccio facendoli esibire a cappella in una stazione ferroviaria e il video di quella performance, semplice eppure d'impatto, ha raccolto milioni di visualizzazioni per l'incredibile atmosfera creata da quelle voci che intonavano l'inno nazionale islandese. Vi consiglio di farci un salto su YouTube, ne vale la pena.
Ma ora dedichiamo la dovuta attenzione a Nivalis, il quarto album della band, che ha scelto come titolo una parola derivante dal latino e che, come avrete intuito, ha a che fare con la neve, elemento dal valore simbolico molto forte. Fiocchi di neve volteggiano soffici e leggeri come piume, posandosi tutt'intorno per creare un'atmosfera onirica e incantata.
"While This Way" è il primo singolo, e anche il primo dei 13 pezzi dell'album, fruibile anche su YouTube, e sin dalle prime note ammalia e riesce a trasportare la mente in un altrove magico e sicuro, lontano dalle sofferenze del mondo e dalle preoccupazioni quotidiane. Evoca un po' anche i canti tribali degli indiani d'America, anche se in chiave di arrangiamenti più pop oriented, o , per lo meno, ne sa cogliere la spiritualità.
Totalmente diverso il mood di Lover, molto più easy listening, più vicino alle sonorità e alla ritmica dei pezzi che vanno bene alla radio, sebbene in certi momenti del ritornello, a me che sono “stagionata” riporti alla mente perfino i Bee Gees e il gusto un po' settantiano dei loro pezzi cult.
"Please Help Me" ha il sapore di una love ballad con un refrain molto accattivante; Entangled è un altro gradevole incontro di voci che, personalmente, mi ricorda i cori dei finnici Von Hertzen Brothers; la quinta traccia, "Like Snow", è la traduzione inglese del titolo dell'album e, seppure forse un po' meno forte delle precedenti tracce, deriva la sua bellezza dagli arrangiamenti e dalle voci, che lentamente, proprio come fiocchi di neve, si posano nel nostro immaginario, come in una sfera di quelle che nevica se le capovolgi...
"Thar Sem Enginn Fer" è un pezzo nella lingua madre, che mi ricorda un po' il suono del gaelico. Qualunque cosa possa significare, rimane indubbiamente una track di una finezza notevole, un canto di libertà, un inno al viaggio, alla scoperta, ma anche alla ricerca di se stessi, una quest antica e immutata nel tempo.
Circus porta la poesia e la dimensione onirica a livelli, se possibile, ancora più elevati, anche grazie alla sublime tristezza della sezione d'archi, che si sposa perfettamente con i cori, rendendo questa traccia una delle più interessanti e apprezzabili dell'album.
Segue "Oroi", interamente strumentale e poi "Mute", che riporta di nuovo a un sound più “comune”, che poi ritroviamo, con le dovute differenze nelle tracce successive fino ad arrivare a quella di chiusura, Passion, che, se è vera quella legge non scritta per la quale l'ultima traccia di un album, in qualche modo preannuncia la direzione che prenderà il prossimo, allora possiamo stare tranquilli perché tra arpeggi di chitarre e appassionati voli di archi, le premesse sono decisamente delle migliori.
Forse l'unica pecca di Nivalis sta nell'aver scelto di inserire ben 13 tracce che, a tratti, rischiano di far percepire un lavoro come questo un po' ridondante, anche per via dell'innegabile similitudine fra gli arrangiamenti di base. Personalmente ne avrei inserite poco più della metà, tuttavia è un tale piacere perdersi in questo tipo di sound e di vocalità che, alla fine, considerata la maestria dei musicisti coinvolti, è un dettaglio su cui si può soprassedere.
8/10
Margherita Realmonte (Meg)
Line-up
Daniel Auðunsson: guitar, vocals
Gunnar Már Jakobsson: baritone guitar, vocals
Ragnar Ólafsson: keyboards, vocals
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