martedì 21 aprile 2015

Merkabah - Ubiquity recensione

Ubiquity


Release: 17 Marzo 2014

Tracklist:
01. Mythomania
02. Divine Sparks
03. Red Letter Days
04. Circles of Despair
05. Brothers From the Seed of Cain
06. Deadly Prophets of the Printed Page
07. Agartha
08. Ubiquity




Quando si legge nella descrizione che una band fa parte della grande famiglia del metal sinfonico, subito il cervello fa strane associazioni: ci si aspetta una voce magari molto lirica, capace di toccare note altissime, si è pronti a fare il paragone con una quantità spropositata di altri gruppi che, da molti anni ormai, hanno monopolizzato la scena di questo specifico genere musicale e si procede all'ascolto forse anche un po' prevenuti, pensato che una categoria possa imbrigliare in modo corretto e preciso l'anima di chi canta e suona all'interno di quella specifica band.

Non è sempre così e i Merkabah, giovane band canadese, ne sono una prova. Io per prima, quando ho schiacciato il tasto play del mio lettore mp3 mi aspettavo qualcosa di totalmente diverso, invece sono stata piacevolmente colpita da un qualcosa di inaspettato e fuori da quei canoni precostituiti che, purtroppo, sono gli stessi generi musicali a creare nelle nostre menti.

Ubiquity non è il solito disco sinfonico, in sé racchiude anche echi progressive rafforzati dal suono distorto di un sintetizzatore che, di tanto in tanto, fa capolino tra le note, amplificando l'esperienza musicale riuscendo perfino a confondere i sensi, mostrandoci così che non basta un genere a definire una band, un modo di suonare o di cantare. Sta tutto nell'anima e nelle idee e, in questo caso, ce ne è abbastanza di entrambe.

"Mythomania" è la perfetta introduzione, quel guizzo innovativo capace di mescolare le carte in tavola, offrendoci un perfetto equilibrio tra chitarre pesanti, un piacevole arrangiamento sinfonico accompagnato da un pianoforte di grande impatto, il tutto condito con quelle note appena accennate e distorte dal sintetizzatore, che completa e non appesantisce questi sei minuti di ascolto in cui la voce di Jacinthe Poulin si impone per quel suo timbro diverso e particolare, sintesi perfetta tra potenza e bellezza. 

Con un taglio più gotico, sorretto da chitarre melodiche e da un coro di voci maschili che si impongono verso la fine, "Divine Sparks" offre una diversa sfumatura musicale, arricchendo di un colore nuovo l'ascolto, fornendoci un ulteriore tassello capace di ricostruire al meglio tutte le potenzialità della band, già pronta a stupirci nuovamente con "Red Letter Days", tenuta insieme da un grandissimo lavoro ad opera della chitarra ritmica che si lancia verso quell'orizzonte progressive di cui abbiamo già accennato prima.

"Circles of Despair" ha un ritmo decisamente più incalzante e martellante in puro stile hard rock. Ancora una volta la voce maschile fa capolino rendendo il suono e la struttura di tutto il pezzo molto più aggressiva ed incisiva, armonizzandosi molto bene con quella femminile, sempre grande protagonista.

Incamminandoci verso la fine, spicca sicuramente per il suo tono morbido, melodico, quasi sensuale e malinconico, la bella "Agartha" una sorta di ballad che, però, offre una sorpresa al suo interno, diventando più energica e sostenuta nella parte centrale per poi stemperarsi nuovamente facendo quasi da apripista per l'epica conclusione che porta il nome dell'intero disco. "Ubiquity" è una lunga strumentale di dodici minuti che si colora ti tinte medievali punteggiate da quel gusto sinfonico e melodico che riecheggia per tutto il pezzo, chiudendo il cerchio.

Il lavoro dei canadesi è sicuramente apprezzabile e sopraffino a metà strada tra i Lacuna Coil e i Dream Theater; ci riporta indietro nel tempo attraverso soluzioni musicali che ricordano qualcosa di ben consolidato nel passato, riuscendo però ad accompagnarci in un meraviglioso viaggio epico moderno.

7.5/10
Dora


MERKABAH is:
Jacinthe Poulin - vocals
François Vachon - guitars
Raynald Brochu - guitars
Louis Doyon - bass
Nicolas Bilodeau - drums


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